Discendente di una famiglia di militari di origine italiana, il padre si trova in Russia nel periodo della guerra napoleonica del 1812, anche la madre ha un nome italiano: Maria Paola Albini. Partecipa alla Prima guerra mondiale e alla guerra civile nelle file delle forze armate del sud della Russia (VSJuR, Vooružennye sily Juga Rossii). Dopo la sconfitta, con i resti dell’armata è evacuato dalla Crimea nel 1921.
Vive in Francia, poi in Svizzera, dove inizia a dipingere soggetti militari con la mano sinistra, avendo perduto la destra in battaglia. Dal 1923 è iscritto ai fasci all’estero (Fascio di Losanna), nel 1926 è delegato della Svizzera al primo Congresso di tutta la Russia all’estero (Rossijskij zarubežnyj s’ezd) di Parigi.
Nel 1927 si trasferisce in Italia, prima a Milano e Capri, infine a Roma, dove conduce una vita modesta insieme alla moglie Kira Eduardovna Čajkovskaja, commessa in un negozio di stoffe.
In Italia continua a dipingere, specializzandosi nella raffigurazione di divise militari storiche: esegue cartoline sui diversi reparti dell’esercito italiano (Carabinieri, Guardia di Finanza, Genio, Bersaglieri). Collabora con la rivista “Esercito e Nazione”, pubblicandovi figurini dell’era napoleonica, con il Museo di Castel Sant’Angelo, con il
Teatro Costanzi, per cui prepara i costumi dell'opera
La forza del destino (1935-1936) e con il cinema per la commedia
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1937, regia di Giorgio Simonelli).
Dal 1933 si iscrive alla massoneria francese, nel 1939 viene eletto vice presidente dell’
Associazione fra mutilati ed invalidi di guerra russi vecchio regime. Negli anni Trenta è il punto di riferimento in Italia di diverse formazioni di russi bianchi di destra con sede all’estero: è il rappresentante del partito filofascista dei
Mladorossi, con sede centrale a Parigi, e la sua casa di via Enrico Stevenson n. 28 è la sede della sezione romana dell’
Unione Nazionale della Nuova Generazione Russa, organizzazione con comitato esecutivo a Belgrado. Tra gli affiliati residenti in Italia, Degaj ha rapporti con
Nikolaj Zabello, rappresentante dell’Unione a Milano, con il principe
Aleksandr Eristov-Gramotin, con il colonnello
Aleksandr Džuliani, che lavora a Firenze come guida turistica. Degaj viaggia spesso tra Roma, Milano e la Francia per affari politici, la polizia politica italiana viene a sapere che nel 1939 intende recarsi a Merano per aprire un nuovo ricovero destinato agli invalidi russi, di cui è il presidente.
Per i suoi rapporti con il mondo militare e la massoneria – anche se alla vigilia della guerra chiede di arruolarsi volontario nell’esercito italiano – nel dicembre 1940 è internato in via precauzionale nel campo d'internamento di Campagna, in provincia di Salerno. La moglie Kira scrive più volte a Mussolini chiedendo la sua liberazione, ma senza successo.
Dopo la guerra si trasferisce in Argentina; alla metà degli anni Cinquanta collabora alle messinscene del teatro di La Plata.
Pubblicazioni
Degai A. I finanzieri nell’opera di Alessandro Degai. Roma: Museo storico della Guardia di finanza, 1995.
Uniformi storiche dei carabinieri 1814-1944, a cura del Comando generale dell’arma dei carabinieri. Roma: Chroma. 1985.
“Esercito e Nazione” (fascicoli di marzo, maggio, luglio, settembre 1932 e maggio 1933).
