Russi in Italia

Aleksandr Iosifovič Raevskij


Professione: insegnante di russo

Giunge in Italia nel 1921 proveniente da Costantinopoli con un permesso di transito. Si stabilisce a Trieste, dove insegna la lingua russa. Desta sospetto la vita dispendiosa che conduce rispetto agli introiti provenienti dalla sua professione di insegnante ed è posto sotto vigilanza.
Viene espulso dal regno il 17 novembre 1922 perché sospetto bolscevico. Nel bollettino diramato dall'Ufficio delle ricerche è descritto di media altezza, castano dagli occhi scuri, disinvolto nei modi e ricercato nell'abbigliamento.
Il 27 gennaio 1923 la delegazione viennese dell'Alto Commissariato per i rifugiati russi scrive una lettera intestata al Primo Ministro del Regno d'Italia Mussolini, nella quale si denuncia l'arresto e l'espulsione di Raevskij che era regolarmente impiegato nella sezione russa del Lloyd triestino in qualità di docente di russo. Il 28 febbraio 1923 viene però dato parere contrario al reingresso del suddito. La delegazione viennese dell'Alto Commissariato chiede spiegazioni alle autorità italiane anche per tutelarsi a sua volta. Segue una lettera del prefetto di Trieste in cui si elencano i motivi che hanno portato le autorità italiane all'espulsione dal Regno di Raevskij:
1. L'arrivo nel territorio con un visto di transito;
2. anche se non sono esistono elementi che confermino le accuse di spionaggio, il suo legame d'amicizia con il comunista Popov e altri russi lo rende a sua volta sospetto;
3. l'impossibilità di stabilire la provenienza dei fondi che gli consentivano una vita agiata a fronte di uno stipendio ben più discreto per un lavoro non fisso d'insegnante di russo agli impiegati del Lloyd.

Nota
Nei documenti italiani s'incontra Reijewsky-Rejewsky-Rajewski Alessandro di Giuseppe.

Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1923, cat. A11, b. 13, f. Rajewski Alessandro di Giuseppe.

Laura Piccolo


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