Russi in Italia

Nina Ivanovna Petrovskaja


Luogo e data di nascita: Impero russo, marzo 1879
Luogo e data di morte: Parigi, 23 febbraio 1928
Professione: scrittrice, traduttrice

Le sue prime prove letterarie risalgono agli anni 1903-1904, quando pubblica alcuni brevi racconti. Contemporaneamente collabora all'almanacco simbolista «Grif», edito dal marito Sergej Sokolov (Krečetov; 1876–1936) e ad altri periodici. Diviene nota all'interno del mondo letterario del secolo d'argento anche per i suoi tormentati rapporti sentimentali e amorosi con Andrej Belyj e Valerij Brjusov. Quest'ultimo la raffigura in Renata, eroina del romanzo Ognennyj Angel (L'angelo di fuoco).
Per due volte, a distanza di pochi anni, le sue vicende s’intrecciano con quelle dell’Italia. Vi approda una prima volta nel 1908, assieme allo scrittore Sergej Auslender: era, allora, ancora la giovane scrittrice simbolista al centro dei salotti letterari moscoviti, appena divorziata da Sokolov. Radicalmente mutata appare la situazione tre anni dopo, quando la “povera Nina” vi torna innanzitutto per rimettersi in salute, cioè per raggiungere all’estero la tranquillità che a Mosca, in seguito agli ultimi laceranti strappi con Brjusov, non pensava più di poter trovare.

Il viaggio del 1908
Il primo soggiorno in Italia della scrittrice, seppur breve, è di gran lunga più documentato rispetto al secondo: una sorta di diario è costituito dalle lettere che invia quasi giornalmente a Valerij Brjusov. Parte da Mosca, assieme a Auslender, il 2 marzo e torna in patria alla fine di aprile. Tappe principali sono Venezia, Firenze, Napoli e Roma. Soggiornano in pensioni e tentano di “non farsi riconoscere” dai russi in Italia. Prima meta del viaggio: Venezia (vi giungono dall'Austria). Le iniziali impressioni della scrittrice sono positive per quel che riguarda il paese, un po’ meno per la gente (“gli italiani sono incredibilmente maleducati: fischiano per i corridoi, cantano, gridano, corrono come se ci fosse un incendio”, commenta in una lettera a Brjusov del 20 marzo 1908).

La costante ricerca della scrittrice di “mondi di là del reale” si riflette nella concezione di una bellezza riposta non negli aspetti solari e da cartolina dei luoghi, bensì in quelli più nascosti:

Тeперь немного улегся хаос впечатлений, и я вижу у Венеции два облика очень резко отделенные. Первый это – открытка – площадь Св. Марка, Canale Grande, толпы неприятных итальянцев, слишком голубое небо, слишком сладкое и сентиментальное море, голуби, море, кафе, туристы – всё это грубо, и такая красота не ранит душу нисколько. В этих местах я расстраиваюсь (мальчик тоже) и как-то тупею. Тут все “просто-напросто” и улыбки, и виды, и глаза. Пройдёшь два раза и уже надоело. А второй лик Венеции – его тут не увидишь, её сущность, её тайна – тревожная, тёмная и тягостная чувствуется только в извилистых улицах, в серых щелях, около облезших стен на берегах самых узких и грязных каналов. Здесь всё призрачно, особенно ночью. Мы бродим по этим тёмным местам с упоеньем. И мне жалко, что сейчас солнце и голубое небо. Когда в дождь люди проходят почти над головой по странным сквозным мостам, а где-то в узких щелях скупо горят тусклые фонари, а гондолы плавают, как гроба, я чувствую себя возбужденно, испытываю знакомую сладкую острту и дрожанье в груди, и это меня очень оживляет. Вчера зашли прямо в какие-то трущобы, я все хотела попасть в какой- нибудь матросский кабачок, но на нас смтрели так подозрительно и двухмысленно, что мы очень далеко уже и не углубились [Lettera a Valerij Brjusov del 9 marzo 1908].

Si direbbe che, come nei racconti, Petrovskaja tenti di scavare sotto alla superficie di quello che definiva il vnešnij mir, il mondo esteriore, così vuole addentrarsi nel cuore “oscuro” della città. Il 24 marzo, in viaggio tra Venezia e Firenze, scrive a Brjusov:

Вeнеция утомила меня. В окончательном итоге не нравится она мне даже декоративно. Только вечером в закоулках на тёмных каналах; но это красота особая, и очень мучительная, и не покойнaя

Anche Firenze non accende la sua fantasia, le sembra “austera, silenziosa”, di una “dolcezza quasi santa”, ma forse troppo: "панорама Флоренции с каменной террасы – сладка, как раскрашенная открытка" (Lettera a  Brjusov del 22 marzo 1908). L’unica città che la colpisce positivamente è Napoli, da dove scrive dopo l'incontro con Maksim Gor'kij:

Я второй дeнь в Неаполе. Здесь мне почти нравится. Какая-то необыкновенная свобода во всей внешней жизни [...] Вчера ездили на Капри. [...] Были у Горького! Не сердись, это очень любопытно. Сегодня, кажется, напишу о нём. Горький вблизи очень милый. [...] Ласкал он нас, я думаю, как только мог. Тебя хвалил, справлялся у меня (!), когда ты кончишь Огненного Ангела. [...] Капри очень скучная вещь. Жить там не могла, слишком ярко и блистательно для северных глаз (Lettera a V. Brjusov del 16 marzo 1908)

Al termine del primo viaggio in Italia P. sembra restare impermeabile alla luminosità italiana che acceca gli occhi stanchi di un’anima sofferente: "L'Italia è solo per i sani, per i puri di spirito, per chi è felice" (Lettera a V. Brjusov del 23 marzo 1908).


Il secondo incontro con l’Italia: l’esilio volontario
Petrovskaja lascia la Russia definitivamente nel novembre 1911 dopo la separazione da Brjusov e ritorna in Italia. L'accompagna il medico Henrich Kojranskij che cura la sua pesante dipendenza dalla morfina con l'ipnosi e la fa ricoverare nella villa-sanatorio del dottor Abram Zalmanov a Bogliasco sulla riviera ligure. Dopo un breve soggiorno a Roma all'inizio del 1912, come testimoniano le sue lettere a Brjusov, è nuovamente a Nervi nella primavera dello stesso anno. Dopo aver tentato di crearsi una nuova vita in alcune città europee (Parigi, Monaco, Varsavia), allo scoppio della Prima guerra mondiale è di nuovo a Roma. Qui è costretta, per sopravvivere, a dedicarsi a lavori diversi: lavora alla cooperativa russa femminile di via delle Colonnette; abita, per un certo periodo, in via Cassiodoro. Negli anni successivi alla rivoluzione, partecipa all'attività e alle riunioni del Comitato di Soccorso ai Russi in Italia presso la Biblioteca Gogol’. La firma di Nina Petrovskaja compare sotto i verbali delle riunioni del Comitato di Soccorso con mansioni diverse, ora come rappresentante dei membri del Comitato, ora come segretario, dall'autunno 1920 sino al marzo 1921.
Tra i russi che risiedevano a Roma in quegli anni sono documentati rapporti con la principessa Zinaida Jusupova, con Karl Veidemjuller, Karl Kačorovskij e A. G. Ajzenštadt e soprattutto con Olga Resnevič Signorelli.
Una testimonianza del suo soggiorno sono i suoi articoli su Roma e dintorni pubblicati, dopo la partenza dall'Italia, dal 1922 al 1924 sul giornale dell'emigrazione russa berlinese «Nakanune» [Alla vigilia]. Si tratta di feuilletons, critiche alla politica del tempo (una particolare attenzione è tributata all’avvento del fascismo in Italia, cui dedica diversi articoli: Mussolini diktator, «Nakanune» del 22 novembre 1922, Mussolini i terra incognita, «Nakanune» del 10 dicembre 1922, S pomošč’ju Mussolini, «Nakanune» del 25 febbraio 1923), articoli sulla vita culturale, sui caffè letterari e sui principali personaggi che li frequentavano, unitamente a due bozzetti sulla città di Roma (pubblicati sul supplemento letterario di «Nakanune» il 15 e 22 ottobre), dai quali si ricava uno sguardo su Roma e sull’Italia complesso e contraddittorio.

Nei primissimi mesi a Berlino la scrittrice a più riprese sottolinea come fosse ormai satura del “bel paese”, della gente italiana, “troppo rumorosa”, con cui si può convivere ma non “vivere bene”. Ma già dopo qualche tempo inizia a provare una “vera nostalgia”. Nel bozzetto del 1922 Rim [Roma], scrive:

Domani, sempre in eterno, milioni di stranieri desidereranno venire nella “bella Italia”. Vagheranno per sale gelide dei musei, si meraviglieranno del cielo blu come smalto rovente, si inebrieranno della musica del marmo, guarderanno nell’abisso occhi neri, arderanno senza bruciare nei suoi fuochi e se ne sentiranno attratti col cuore tremante. E dopo, al crepuscolo di canute mattine e al buio di fredde notti avranno nostalgia di lei, e, senza saperlo, ameranno fino alla morte.
Ma se qualcuno, non molto ragionevole, vuole prolungare la festa, dice: “Rimango qui a lungo per sempre!” – gli pare che lo nutriranno di cioccolata dalla mattina alla sera in giorni assolati senza tramonto.
Pungeranno stranamente e dolorosamente gli angoli acuti di una vita estranea, tutto diventerà come un vestito altrui e inesorabilmente prenderà la nostalgia di “casa” […] Forse passeranno degli anni e chissà dove in una stazione lontana coperta di neve, mi verrà in mente questa panchina fra due botti, che a Roma stanno già aspettando con impazienza, l’odore del succo che fermenta, il respiro della terra umida e l’allegro addio di qualcuno, gettato nel frastuono del vagone che vola via. Lo ricorderò immancabilmente e chissà perché con tristezza e con tenerezza [Petrovskaja 1994, pp. 301-314].

Infine diviene prolifica traduttrice di autori italiani in russo: si ricordano, tra le altre, l’edizione di Vamba, Chostik. Roman iz žizni murav’ev, pubblicata a Mosca nel 1923 e le avventure di Pinocchio Priključenie Pinokkio di Carlo Collodi, testo rivisto da A. Tolstoj, edito a Berlino nel 1924. Tuttavia dopo la chiusura di "Nakanune" si ritrova sola e in gravi difficoltà finanziarie, nel maggio 1927 si trasferisce a Parigi, dove vive grazie all'aiuto degli amici (soprattutto Boris Zajcev), e dopo la morte della sorella si suicida.


Opere
Osen’, «Grif» 1903.
Ona, «Grif» 1903.
Poslednjaja noč’, «Grif» 1904.
Za gran’ju, «Grif» 1904.
Cvetok Ivanovoj noči, «Grif» 1904.
Sni okt’jabriskich nočej, «Grif».
Sanctus Amor, Moskva 1908.
Na ozere, «Russkaja mysl’» 1911, n.2.
Na okeane, «Novaja žizn’» 1911, n.9.
Predutrennye teni, «Russkaja mysl’» 1911, n.9.
Malen’kaja stranica iz žizni bol’šogo goroda, «Utro Rossii», 19 dicembre 1913.
Zabvennye, «Utro Rossii», 25 dicembre 1913.
Mademoizelle bez četverti desjat’, «Utro Rossii», 14 aprile 1913.
Smert’ Artura Lindau, «Grif 1903-1913», 1914.
Vosem’ čelovek, «Utro Rossii», 6 aprile 1914.
Šut
, «Utro Rossii», 8 giugno 1914.
V strane ljubvi i smerti, «Utro Rossii», 24 gennaio 1914.
Rim. Očerk, «Nakanune», 15 ottobre 1922.
Rim II, «Nakanune» 22 ottobre 1922.
V čistilišče, «Nakanune», 27 ottobre 1922.
Italija III, «Nakanune», 5 novembre 1922.
Mussolini diktator, «Nakanune», 22 novembre 1922.
Mussolini i terra incognita, «Nakanune», 10 dicembre 1922.
S pomošč’ju Mussolini, «Nakanune», 25 febbraio 1923.
Imeniny, «Nakanune», 18 maggio 1923.
Belyj dom s kolonnami, «Nakanune», 20 gennaio 1923.
Čto dumaet starucha kogda ej ne spitsja, «Nakanune», 5 settembre 1923.
Vesennij veter, «Nakanune» 1 aprile 1923.
Pervocvet, «Nakanune», 8 aprile 1923.
Nočka, «Nakanune», 2 dicembre 1923.
Valerij Brjusov, «Nakanune», 16 dicembre 1923.
Tramontana, «Nakanune», 27 aprile 1924.
Za gran’ju, Poslednjaja noč’, Cvetok Ivanovoj noči, in Julija, ili Vstreči pod Novodevič’im. Moskovskaja romantičeskaja povest’ konca XIX-načala XX veka, Moskva 1990.
Brodjaga, in Russkaja novella načala XX veka. Moskva 1990.
Roma, in Scrittori russi a Berlino, a cura di R. Platone, Napoli 1994.

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Fonti archivistiche

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Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali, Roma. Pontificia Commissione Pro Russia. F. 134/29 Sokoloff, Nina Renata

Fondazione Giorgio Cini, Venezia. Archivio di Angelo e Olga Signorelli [25 писем к Ольге Ресневич-Синьорелли, 1919–1925].

 

Bibliografia

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Link
http://www.italcentro.edu.mhost.ru/research.php?id=2


Elda Garetto, Bianca Sulpasso

Scheda aggiornata al 14 febbraio 2021



La corrispondenza 1904-1913 di Valerij Brjusov e Nina Petrovskaja, pubblicata nel 2004 da Novoe Literaturnoe Obozrenie.

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