Russi in Italia

Istituto Russo (Milano, Roma)



L'Istituto russo nasce a Milano il 4 febbraio 1917 е ha sede in Via Benedetto Cairoli 1.
Scopo dell'Istituto è "lavorare attivamente per diffondere la conoscenza dell'Italia in Russia e per dare all'Italia un'idea esatta della fisionomia morale, intellettuale ed economica della Russia odierna", ma anche "stabilire i rapporti tra i due stati su basi scientifiche e coscienti". A dirigere l'Istituto è nominato dall'Assemblea generale della "Società Russa per il riavvicinamento intellettuale ed economico della Russia e dell'Italia" il giornalista Karl Vejdemjuller.
L'Istituto ha un Ufficio economico, in cui lavorano Anna Ajzenštadt e Ivan Grinenko (specialista in economia agraria), e un Ufficio stampa, in cui Valentino Fomin e Annibale Corregiari sono addetti allo spoglio dei periodici, russi e italiani. L'Istituto inoltre svolge indagini sulle industrie italiane (approfondite da visite alle fabbriche, tra cui la Fiat di Torino) e sulle condizioni economiche dell'Italia. I lavori sono coordinati dai collaboratori delle singole sezioni. La rivista dell'Istituto è diretta da Karl Vejdemjuller.
Il 22 luglio 1918 l'Istituto Russo si trasferisce a Roma con lo scopo di essere a più stretto contatto con l'Ambasciata. La sede romana dell'Istituto russo è in Via Maria Adelaide n. 8. L'orientamento politico dei membri dell'Istituto, "socialisti rivoluzionari intransigenti", è avverso al regime bolscevico. I finanziamenti di cui gode l'Istituto provengono "per la maggior parte dal partito Kerenskiano tuttora esistente in Russia e nei paesi alleati" (Lettera del Prefetto della Provincia di Roma alla Direzione Generale della Pubblica sicurezza del 14 agosto 1918). Ai collaboratori (Vejdemjuller, Grinenko, Ajzenstadt) si aggiungono Roza Lazarevna Kaminka, segretaria amministrativa e Ovsa Aronovna Grossmann, dattilografa.

Fonti archivistiche
Archivio di Stato di Milano, Gab. Pref. I, cart. 609 Sudditi Russi.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1922 A11, B. 13, F. 6 Lega russa.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati. UCI. B. 102. F. 3206 Lega russa.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, PCM. Guerra Europea. B. 80. F. 33.

Vladimir Kejdan, Sara Mazzucchelli, Laura Piccolo
Scheda aggiornata al 1 novembre 2018


Materiali archivistici
Estratto dai Bollettini dell'Istituto Russo in Milano (1918-1921)

1.11.1918

"L'Istituto Russo in Milano è sorto come un organo della Società russa per il riavvicinamento intellettuale ed economico della Russia e dell'Italia, in Pietrogrado.
Lo scopo dell'Istituto è duplice: esso lavorerà attivamente per diffondere la conoscenza dell'Italia in Russia e per dare all'Italia un'idea esatta della fisionomia morale, intellettuale ed economica della Russia odierna.
La guerra ha prodotto uno spostamento dell'equilibrio politico ed economico in Europa. Dei nuovi centri d'attrazione politica ed economica stanno creandosi. Una nuova divisione internazionale del lavoro, tendente ad un nuovo equilibrio di forze, sta delineandosi, già durante la guerra. Il lavoro di preparazione per una collaborazione più intensa tra i popoli, riuniti per la lotta contro il nemico comune, deve farsi  in tempo per arrivare ad un raggruppamento cosciente nei suoi fini e nei suoi mezzi. I tempi di un liberismo assoluto colla sua fiducia illimitata nel libero giuoco delle forze naturali sono passati per sempre. Un ordinamento più razionale della vita dei popoli deve avere per base il concetto scientifico di un'organizzazione nuova della vita. Questa applicazione della scienza alla vita, che ha sostituito in tutti i domini il concetto del «laissez faire, laissez passer», tende a creare un aspetto dello stato nazionale perfettamente diverso da quello che presentavano gli Stati prima della guerra.
Ma, se la necessità di un'organizzazione più razionale della  vita collettiva si è fatta sentire nel campo nazionale, la necessità di stabilire rapporti nuovi su basi scientifiche e coscienti si fa sentire con una forza maggiore nel dominio interstatale, nei rapporti tra le nazioni. Anche in questo campo il liberismo, l'assoluta fiducia nella forza naturale del vincolo internazionale, erano troppo diffuse prima della guerra. Questa passività d'attitudine apriva la via a nazioni più forti e più invadenti, che procedevano alla conquista pacifica (morale e immateriale) di nazioni meno coscienti del loro valore e della loro forza latente. La guerra ha dimostrato i danni di un tale sistema di preponderanza di un popolo, basato sulla passività di altri che lasciavano fare; e la coscienza nazionale si è svegliata, dappertutto c'è il desiderio di dare il massimo del proprio sforzo e d'essere in confronto con le altre nazioni un «equus inter pares». Questa nuova orientamento dei rapporti tra i popoli richiede organi nuovi. Organi che siano capaci di sistemare il lavoro che sta compiendosi nel seno d'una nazione, e d'avviarlo verso un coordinamento sistematico col lavoro d'altre nazioni: è un'opera che non può essere compiuta né da singoli, né da enti rappresentanti interessi particolari: è un lavoro che deve partire dal concetto di una economia nazionale come base, per arrivare al coordinamento degli interessi di diversi popoli nel modo più razionale possibile.
È quindi un lavoro scientifico e disinteressato, mettendo la questione dei rapporti internazionali aldisopra d'ogni questione d'indole particolare. Questo lavoro scientifico richiede un organo scientifico che si proponga per meta lo studio di due o più economie nazionali nei loro singoli rami, per il loro riavvicinamento e la loro coordinazione; che non si contenti delle ricerche empiriche, e più meno incomplete quali fanno i vari rappresentanti della produzione nazionale, per avviare degli scambi con altri paesi, ma cerchi di formarsi un quadro completo della produzione nazionale e di registrare tutti i bisogni nel tornaconto di diverse nazioni.
È una funzione nuova, nata da un bisogno nuovo, e richiedente dei nuovi metodi di lavoro. La creazione quasi simultanea d'Istituti scientifici di questo genere (il più vecchio è l'Istituto francese di Milano che conta un anno e mezzo d'esistenza, l'Istituto italiano di Parigi). Sono organi di una organizzazione scientifica.
Determinati questi scopi degli organismi di studi internazionali, ne risulta una loro fisionomia affatto particolare. Sì può fissare una linea di demarcazione profonda tra le istituzioni di questo genere ed altri enti che hanno scopi simili in apparenza. Gli Istituti scientifici di questo genere lasciano il campo delle relazioni immediate e pratiche ad organizzazioni speciali come le Camere di Commercio ecc. Essi si accontentano di essere Enti regolatori: qualche cosa come l'ufficio tecnico di una fabbrica ove si compie il lavoro intellettuale, intanto che il lavoro materiale della produzione si fa in un altro locale e con altri mezzi ed altri uomini.
L'esigenza di una cognizione completa delle condizioni di produzione dell'economia nazionale implica ai lavori di un Istituto scientifico il dovere di una suddivisione di materie. Se prendiamo l'organizzazione del lavoro scientifico nell'Istituto Russo vediamo che esso si divide in due rami:
1. Problemi di produzione nazionale.
2. Problemi di rapporti - economici internazionali (Italo-Russi).
I problemi della produzione nazionale si suddividono in due categorie:
1) Problemi dell'industria;
2) Problemi dell'agricoltura.
Questi problemi saranno studiati sotto molteplici aspetti (produzione, commercio, condizioni del lavoro, tariffe doganali ecc. ecc) dalle due sezioni: industriale ed agraria.
La direzione di ogni sezione è affidata ad uno specialista di valore in detta materia, ma desiderando stabilire i lavori su una base possibilmente larga, l'Istituto conta sulla collaborazione delle Università italiane.
I lavori dell'istituto comprenderanno una parte analitica, la quale tratterà sia lo stato attuale delle questioni, la legislazione sociale ecc. ecc. Un'altra parte dei lavori partenti dalla base di fatto stabilita dall'analisi minuziosa dello stato presente delle cose, avrà un carattere nettamente costruttivo, volto verso l'avvenire.
Tutta una serie di misure pratiche, concrete, tendenti a stabilire rapporti nuovi più adatti ad una razionale divisione di lavoro tra gli alleati, sarà proposta e scientificamente elaborata dall'Istituto. Il lavoro analitico sarà completato da un lavoro costruttivo, avente lo scopo di determinare i reciproci bisogni di scambio economico, di attuare il sistema doganale adatto ad agevolare gli scambi, di tracciare le grandi linee di una nuova politica economica.
Questo lavoro politico-economico richiederà naturalmente una formulazione giuridica. I nuovi rapporti economici si cristallizzeranno in nuove forme giuridiche. L'Istituto comincerà il lavoro di una revisione delle vecchie norme legislative che reggevano prima della guerra le relazioni tra i due paesi. Il suo compito sarà di semplificare queste norme, di adattarle i delle relazioni più intense che per il passato. Il lavoro economico dell'Istituto avrà quindi un complemento giuridico, il quale servirà a preparare l'opera del legislatore. È naturale che questo lavoro di preparazione di una nuova legislazione internazionale, potrà essere intrapreso nel miglior modo possibile da un istituto scientifico internazionale, serva da punto di contatto tra interessi dei due paesi. Naturalmente, anche in questo caso, l'attività che potrà spiegare l'Istituto, non sarà sufficiente di per se stessa, e l'Istituto conterà in larga misura sulla collaborazione di scienziati italiani e russi, nel trattare i diversi problemi di legislazioni internazionale che sorgeranno. (...) Questo lavoro grandioso di codificazione di un diritto nuovo, il quale servirà a creare l'unità di condizioni economiche e giuridiche tra le diverse economie nazionali, non potrà essere intrapreso che dopo un esame minuzioso dello stato attuale delle diverse legislazioni nazionali, il loro confronto e lo studio delle misure che potrebbero servire a livellare le differenze tra i diversi sistemi. La preponderanza del « B. G. B » (Buergerliches Gesetzbuch - Codice Civile Tedesco), al quale si ispirava largamente prima della guerra tutta la legislazione civile degli altri paesi, deve essere tolta. Una creazione originale di diritto civile, adattata alle condizioni concrete di vita delle altre nazioni, dovrà sostituire l'assimilazione quasi automatica di norme di diritto civile tedesco, come troppo spesso avveniva nel passato.
L'Istituto Russo non potrà intraprendere certamente che una minima parte di questo lavoro fecondo dell'avvenire; esso traccerà le prime tappe di questo progetto, compiendo uno studio comparativo delle norme di diritto russo ed italiano, stabilendo i punti di divergenza, e proponendo una serie di provvedimenti per la loro unificazione.
In questo campo di lavoro, come negli altri, l'Istituto, accanto ai lavori originali pubblicati dall'Istituto, ricorrerà alla collaborazione di scienziati italiani e russi, per stabilire i punti principali della nuova codificazione. Esso servirà quindi di punto centrale ove convergeranno i multipli sforzi, di raccoglitore di materiale per un nuovo orientamento dai rapportì internazionali.
L'attività dell'Istituto si manifesterà esteriormente in una seria di pubblicazioni: l'Istituto avrà per organo una rivista mensile nella quale i diversi problemi saranno trattati, man mano che sorgeranno dalla penna di scienziati italiani e russi. La rivista verrà pubblicata in tre lingue: italiana, russa e francese. Invitando dei collaboratori, l'Istituto dovrà affidare i diversi problemi a dei competenti dei due paesi. Le questioni più o meno speciali saranno trattate in pubblico sioni separate di carattere speciale.
Un altro lato dell'attività dell'Istituto comprenderà la divulgazione delle idee svolte nelle pubblicazioni scientifiche, sotto forma di opuscoli popolari, ove le stesse idee saranno esposi in modo chiaro e suggestivo. Le grandi questioni internazionali saranno così messe alla portata di tutti. Rimane ancora un ramo importante del lavoro di ravvicinamento intellettuale propostosi dall'Istituto: la diffusione di cognizioni precise, reali, sulla vita dei due popoli nella stampa quotidiana dei due paesi. Un ufficio della stampa, istituito a tale scopo, annota e raccoglie tutto quello che può dare un'idea giusta e vera della vita interna delle due nazioni, e ne cura la diffusione per mezzo di bollettini di stampa quotidiani italiani, riassumendo le notizie più importanti dei giornali russi e bollettini russi,  annotando i fatti d'importanza nella vita sociale, economica, morale e intellettuale dell'Italia. I bollettini serviranno a rendere intime e quotidiane le relazioni tra i due popoli amici ed alleati.
Le riviste ed i giornali di cui l'Istituto si propone di fare una collezione possibilmente completa per i due paesi saranno sottomesse ad uno spoglio quotidiano, dettagliato. I risultati di questo spoglio forniranno uno schedario bibliografico, il quale permetterà ai visitatori dell'Istituto di orientarsi rapidamente nelle principali questioni giuridiche, economiche ecc., studiate dai collaboratori dell'Istituto Russo.
L'Istituto spera poter far appello alla Società Italiana, ad uomini della scienza e della pratica, per dare ai suoi lavori un indirizzo scientifico e concreto alla volta. La Rivista mensile (di cui si prepara la pubblicazione, e che uscirà prossimamente sotto il titolo «Rivista Italo-Russa ») conta sul contributo spontaneo degli intellettuali italiani che vorrebbero delucidare problemi di intesa inter-alleata, specialmente italo-russa. L'opera dell'Istituto non potrà essere feconda che alla condizione di essere circondata da un'intensa attività sociale. L'Istituto ha la sua sede in Milano, Via Benedetto Cairoli 1 (angolo Piazza Castello).
A dirigere l'Istituto è stato eletto dall'Assemblea generale della "Società Russa per il Ravvicinamento Intellettuale ed Economico della Russia e dell'Italia" in Pietrogrado lo scrittore Carlo Weidemiller.
I lavori saranno diretti dai seguenti collaboratori delle singole sezioni:
A) Ufficio Economico :
Sezione Industriale: Prof. Anna Vera Eisenstadt già adetta all'Università Femminile di Pietrogrado.
Sezione Agraria: Dottor Ivan Grinenko, dell'Istituto Internazionale d'Agricoltura di Roma.
B) Ufficio della Stampa: Sezione della Stampa Russa: Prof. Valentino Fomin. Sezione della Stampa Italiana: Dottor Annibale Corregiari.
La Rivista dell'Istituto sarà diretta dai Signor Carlo Weidemueller.
I manoscritti per la Rivista sono da indirizzare: Istituto Russo in Milano (Vìa Benedetto Cairoli 1); per la Direzione della Rivista.
Per le informazioni riguardanti la Rivista, rivolgersi allo stesso indirizzo.
Le domande di carattere generale saranno rivolte al Segretario dell'Istituto; le informazioni su questioni industria¬li, agricole, sociali si danno dai dirigenti le singole sezioni.
Il servizio dei bollettini di stampa si farà a tutti gli organi di stampa quotidiana che ne faranno richiesta all'Ufficio della Stampa. Il servizio sarà gratuito. L'Istituto spera di ottenere in cambio gli organi quotidiani stessi, promettendo di utilizzarli largamente per fare conoscere l'Italia in Russia. L'Istituto sarà grato ugualmente a tutte le direzioni di Riviste, editori, librai, autori, che vorranno indirizzargli le loro pubblicazioni per farne opera di divulgazione in Russia.
L'Istituto Russo in Milano per il momento è unico "trait d'union" intellettuale tra l'Italia e la Russia; esso servirà a raccogliere il materiale su tutte le manifestazioni della vita italiana, e prega di indirizzargli anche le pubblicazioni su questioni intellettuali, letterarie, filosofiche e sociali, che  potrebbero presentare un interesse per la Russia.
L'Istituto Russo potrà vivere e prosperare soltanto alla condizione di avere una larga collaborazione da parte della società italiana. Il soffio vivificante dovrà essergli dato dal contratto diretto con essa" (Archivio Centrale di Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica sicurezza, PS 1922, b. 13, opuscolo stampato).

Bollettini dell'Istituto Russo in Milano: 28  Maggio 1918 N° 393

LA FINE PROSSIMA DEI BOLSCEVICHI
"Sulla scena di uno dei teatri di Pietrogrado apparve un gorodovoi,  il poliziotto del vecchio regime,  il custode dell'ordine ed il nemico naturale dei vetturini del buon vecchio tempo. E...  il teatro scoppiò in una tempesta di applausi. Né gli oratori bolscevichi dei meeting, né i loro uomini politici furono da lungo tempo fatti segno a una simile ovazione. Talmente affamata era la popolazione di Pietrogrado di un qualsiasi ordine, talmente stanca dell'anarchia bolscevica sempre crescente.
La povertà e la fame sono state la rovina della Russia. La povertà di uno Stato che vive della produzione primitiva di materie gregge e di prodotti agricoli; la fame di un organismo esausto dallo sforzo sovrumano di due anni e mezzo di guerra spaventosa. La vita russa subì una crisi – il momento del crollo del vecchio regime, – quella malattia terribile che ha nome Rivoluzione.
Nella guerra mondiale sulle spalle della Russia gravava un fardello immenso. L'importanza del fronte orientale non la cedeva in nulla a quella del fronte occidentale, l'offensiva nella Prussia orientale e le vittorie in Galizia dimostrarono chiaramente che la Russia sapeva portare con onore il suo peso di responsabilità. Tanto più sensibile diventava la diserzione della Russia dal campo di combattimento.
Il gigante che aveva saputo reggere a tal peso si abbatté sotto la febbre. E dalle spalle del gigante il peso passò a quelle degli Alleati. L'impressione di questo fatto fu così forte che accanto ad essa tutto il resto disparve ed il gigante malato rimase abbandonato a se stesso. Ed invece di medici, accanto al suo letto stavano solo coloro che aspettavano la sua morte per appropriarsi della sua eredità;  solo criminali o falsificatori di testamenti. Anziché facilitare ed accelerare la soluzione della crisi – si creano condizioni che possono solamente ritardarla e prolungare lo stato di transizione morbosa.
Come in ogni malattia anche in quella della Russia vi devono essere due principi fondamentali, due momenti salienti. Il principio della distruzione ed il principio della creazione,  il momento della caduta delle forme vecchie,  il momento della nascita delle forme nuove. E siccome nell'organismo sociale il compito di cellule e di micro-organismi spetta agli uomini, così nella massa bollente e scoppiettante che rappresenta attualmente il popolo russo, vi devono essere coloro che sono il principio patogeno,  il principio di distruzione, come pure coloro che tale principio combattono e racchiudono in sè quello dell'organizzazione. Possiamo noi stabilire a chi, nel momento presente della vita russa,  incombe l'uno o l'altro compito? Possiamo noi affermare con certezza che questo gruppo o partito politico rappresenta la distruzione e quell'altro la creazione?
A tale scopo possiamo valerci del seguente sintomo, della seguente circostanza. Del fatto suaccennato, cioè, che la Rivoluzione non solo è la lotta di due principi, ma nel suo sviluppo deve scindersi in due momenti ben distinti. E' ovvio che l'attività di distruzione caratterizza l'inizio della Rivoluzione e l'attività creatrice la sua fine. Ed evidente è che i partiti ed i gruppi che emergono nei primi tempi fanno opera di distruzione e che l'opera di creazione deve incombere a quelle organizzazioni sociali che fanno la loro apparizione più tardi ed i quali, per la loro essenza, sono antitesi dei primi.
Non vi può essere dubbio alcuno che la destinazione ed il significato dei bolscevichi sono stati nella Rivoluzione russa esclusivamente deleteri. Secondo la loro stessa espressione essi hanno "approfondito la Rivoluzione", essi, con la conseguenza dei pazzi hanno continuato quello che, in grado minore, altri avevano incominciato. Non solo essi abbatterono il vecchio ordine, ma qualsiasi ordine in generale. L'autocrazia non la sostituirono con la sovranità del popolo, ma con la sovranità di bande criminali e depravate. Non conclusero essi la pace - e sarebbe bastata anche questa vergogna - ma abbandonarono al nemico la patria per lo strazio ed il saccheggio, trasformando uno Stato potente in una colonia avvilita. Attualmente non vi è nessun ramo dell'economia statale, nessun lato della vita sociale e politica della Russia ove le misure dei bolscevichi non abbiano condotto ad un'anarchia e ad un caos completo. La loro vittoria è così piena che il gorodovoi del vecchio regime già così odiato, diventa ora un sogno dolce ed irrealizzabile.
Il bisogno del gorodovoi è il bisogno dell'ordine. Gli applausi al gorodovoi hanno perciò un carattere prettamente simbolico. Nondimeno, dal solo fatto di questi applausi non si potrebbe trarre nessuna conclusione. Perché ciò diventasse possibile dovremmo cercare altri fatti nel caos suaccennato della vita russa. Esistono essi in realtà.
Pochissimo sappiamo di quello che avviene ora in Russia, Se Il telegrafo potesse trasmetterci tutto quello che v'è di caratteristico, tutto quello che rivela la vita russa, e se i giornali fossero in grado di stamparlo, invece di due o tre telegrammi giornalmente da Londra o da Parigi, essi riempirebbero colonne infinite con gli avvenimenti pìu fantastici. Ma anche quel poco che viene stampato deve passare attraverso parecchi stadi di elaborazione "soggettiva". La vita russa è simile ad un dramma appassionante rappresentato sulla scena dinnanzi ad una moltitudine di spettatori ma a velario abbassato. Solamente dai gemiti e da qualche grido che prorompe nei momenti più tragici, gli spettatori comprendono quello che avviene sulla scena. Ma, negli ultimi tempi, il fragore e le grida sulla scena diventano sempre più distinti ed ecco che l'orecchio esperto comincia ad afferrarvi una nota che fino a poco fa non suonava ancora. Almeno non suonava sulla bocca degli attori principali,
Gli uomini, che avevano perfettamente distrutto la vita economica regolare, cominciano a sognare la ricostruzione... delle Banche distrutte. Gli uomini che firmarono il trattato infame di Brest-Litovsk, già pensano di riorganizzare l'esercito e giungono sì lontano da voler abolire i Comitati dei soldati. In luogo della lotta colla propria borghesia all'ordine del giorno vi è nuovamente la resistenza al "proletariato" tedesco armato. Ed  invece della lotta accanita contro tutti coloro che si trovano alla destra del bolscevismo, le mitragliatrici e le armi della Guardia Rossa si puntano a sinistra contro gli anarchici.
Ed ecco un bivio nella vita dei bolscevichi. Essi non debbono solo distruggere, ma anche creare. Ma ancor più interessante è che nella loro attività creatrice i bolscevichi cessano di essere originali. In quello che essi vorrebbero creare per uscire dalla situazione imbarazzante nella quale si trovano comincia a spuntare, in modo sospetto e compromettente per loro, ciò che potrebbe costituire il programma di gruppi molto meno "rivoluzionari" che non i bolscevichi. I bolscevichi cominciano a tradire sé stessi. Ma con ciò firmano la loro condanna di morte.
Ed infatti. Se i bolscevichi sono arrivati a tendere ed a predicare scopi del tutto opposti a quelli che si prefiggevano in principio non vuol dire che essi sono divenuti più ragionevoli e si presentano ora come la loro propria antitesi. Il Governo bolscevico non differisce in questo caso cede semplicemente da qualsiasi altro Governo. Esso cede semplicemente a quelli cui non potrebbe non cedere perché lo stato d'animo del popolo si è ormai troppo ben precisato. I bolscevichi si erigono a organizzatori non perché questa qualità sia loro propria, ma perché il desiderio d'ordine e di un'organizzazione di vita nella società russa è salito fino all'idealizzazione del gorodovoi. I bolscevichi si aggrappano a quello che può sostenere la loro situazione già molto vacillante.
Così il cambiar rotta in politica da parte di bolscevichi denota che essi stanno perdendo la loro popolarità. Sentono essi l'alzarsi dell'onda, che venendo da un'altra direzione, li porta in alto sulla sua cresta. Temono che l'onda li sommerga e si decidono alle prime concessioni, fanno ciò che l'opinione pubblica va chiedendo incessantemente. Nella vita russa si prepara l'attività del principio organizzatore, si delinea il secondo momento della Rivoluzione.
La disorganizzazione non può procedere oltre. Non è possibile ammettere infamia più grande della sottomissione bolscevica al nemico. Il pendolo è giunto al suo punto-limite ed ora può muoversi nella direzione opposta. Possono i bolscevichi risolvere il problema dell'organizzazione col "successo" medesimo col quale risolvettero quello della distruzione, della disorganizzazione del paese? Basta porre la questione perché la risposta ne risulti chiara.
Giammai, in nessun luogo, nessuno ha saputo fare quello che contraddiceva alla propria natura. Tanto meglio un'arma è appropriata ad uno scopo, tanto peggio essa serve ad un altro. La spada non può divenire scudo e lo scudo è tanto poco atto ad infliggere ferite quanto la tartaruga a far da cavallo. Tanto più uno è specializzato in un'attività, con tanto minor successo esso si piegherà ad un'altra, opposta alla prima. I bolscevichi si sono talmente specializzati nell'attività distruttrice che essa è diventata la loro seconda natura - l'aria senza la quale non possono respirare.
E se dinnanzi alla Russia si porranno nuovamente problemi di organizzazione - organizzazione della vita interna ed organizzazione della lotta col nemico - non saranno certo i bolscevichi chiamati a risolverli. Dovranno cedere il posto a coloro che meglio si adattano al lavoro organico" (Archivio Centrale di Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica sicurezza, PS 1922, b.13, opuscolo stampato).


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