Russi in Italia

Nikolaj Andreevič Gek


Luogo e data di nascita: Sankt-Peterburg, 1 gennaio 1870
Luogo e data di morte: Roma, 7 gennaio 1931
Professione: ufficlale dell'esercito

Capitano di artiglieria, giunge in Italia nel giugno 1917 da Pietrogrado e si stabilisce a Roma, in via della Croce 71 (casa Pitigliani), coinquilino del baritono russo Ivan Kopšik. È impiegato come Capo della cancelleria presso la Missione militare russa del 1917 di Roma, a disposizione dell'Addetto militare russo in Italia, il colonnello principe Aleksandr Volkonskij.

La sua presenza in Italia è vista con sospetto dalle autorità: il Ministero della Guerra lo segnala come "individuo di prevalenti opinioni massimaliste ed estremiste" e la Questura di Roma lo indica come punto di riferimento dei "connazionali più estremisti qui residenti" e il 14 agosto 1919 comunica al Ministero degli Esteri:

Come è noto, la missione militare russa non esiste di fatto e soltanto di nome al solo ed unico scopo di dare un'apparenza legale e semi ufficiale a un insieme di ex ufficiali qui giunti in varie epoche e per fini non bene precisati, i quali non esplicano alcuna azione nell'interesse dei connazionali dimoranti nel Regno e tanto meno s'interessano, meno poche eccezioni, a coadiuvare l'Ambasciata nella esplicazione delle direttive politiche da essa sostenute. Non ritiensi pertanto necessaria la presenza del Ghek in Italia, e la sua azione, dato quanto sopra ho riferito, appare sospetta e pericolosa all'ordine ed alla sicurezza pubblica. Credo quindi opportuno proporre che detto straniero sia invitato a lasciare il Regno quale persona non gradita al Governo del Re.

Il provvedimento di "allontanamento da farsi in forma cortese" è approvato dal Ministero degli Esteri nel settembre del 1919 e raggiunge l'ufficiale, mentre si trova in licenza a Capri. L'ingiunzione di abbandonare il territorio italiano lo coglie di sorpresa e suscita l'indignazione del suo diretto superiore, il principe Volkonskij, che scrive immediatamente una lettera di reclamo al Ministero della Guerra, la quale, insieme alle assicurazioni dell'ambasciatore Michail Girs, ha l'effetto di indurre il Ministero degli Esteri a "tollerare la presenza nel Regno del predetto e quindi sospendere il provvedimento".

Gek continua pertanto a vivere a Roma, ma dal 1920 non risulta più occupato presso la Missione militare. Nel 1921, con il suo coinquilino Ivan Kopšik, è al centro di una polemica scoppiata sul quotidiano «Il popolo romano» che denuncia i russi residenti in via della Croce alla Questura di Roma come elementi sospetti in linea politica, ponendo il problema del loro alto tenore di vita:

È vero che quei russi, siano ingegneri o affaristi, artisti o letterati, vivono benissimo e non lavorano? Da quale fonte attingono i non miseri mezzi di vita, essi, poveri profughi, che sono scappati davanti allo spettro famelico del bolscevismo e certo non han potuto varcare la frontiera provvisti di verghe d'oro o di assegni bancari? («Il popolo romano», 12 marzo 1921).

Disposte le opportune indagini, la Questura di Roma appura che la denuncia scaturisce da problemi di vicinato e non da reali sospetti politici, e che le insinuazioni sull'alto tenore di vita di Gek sono prive di fondamento, in quanto l'ex ufficiale conduce una vita molto modesta, sopravvivendo grazie all'aiuto del comitato di soccorso dei profughi russi e al sostegno di Kopšik, che lo ospita in casa sua.

La sua situazione personale non è molto mutata nel 1927, quando, in qualità di apolide, ottiene un certificato d'identità dalla Questura di Roma, che raccoglie queste informazioni sul suo conto:

Vive in condizioni alquanto critiche, lavorando nella fabbricazione di oggetti d'arte antica russa, e cantando qualche volta nei cori delle chiese. Egli consuma sempre i pasti nella cucina economica del circolo dei profughi russi e conduce vita alquanto riservata

Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, cat. K1 Propaganda massimalista, b. 6, f. 20 Italia, sottofascicolo 3 (1921).
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1927, cat. A16, b. 66, f. Ghek Nicolas fu Andrea.

Bibliografia
I russi residenti a Roma. Una denuncia al questore, «Il popolo romano», 11 marzo 1921.

Agnese Accattoli
Scheda aggiornata al 4 gennaio 2021


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