Russi in Italia

Chiesa russa di San Remo

Michail Talalay

È la zarina Maria Aleksandrovna, moglie di Alessandro II, ad inaugurare la consuetudine dei soggiorni in riviera dei russi, trascorrendo a San Remo l'inverno tra il 1874 ed il 1875. In segno di riconoscenza fa dono alla città che l'aveva ospitata dei palmizi per il lungomare e le autorità cittadine in segno di gratitudine le dedicano il viale, chiamandolo Corso Imperatrice, nome che conserva tutt'oggi. Alla corte sanremese della zarina trascorre il suo ultimo inverno lo scrittore A. K. Tolstoj (lontano parente di Leone Tolstoj), dalle cui lettere veniamo a conoscere l'atmosfera della vita dei russi sulla riviera.
Sull'esempio della Zarina anche l'aristocrazia russa, compresi i membri della casa imperiale, comincia a trascorrere le stagioni invernali a San Remo. Molte famiglie aristocratiche, come ad esempio gli Olsuf'ev, gli Šeremetev e i Demidov, possedevano ville in riviera e vi passavano l'inverno. Molti russi malati di tubercolosi sceglievano San Remo come luogo di soggiorno e nella città sorsero un bagno, un forno e una farmacia russi.
Verso la fine dell'800 l'idea di costruire una chiesa prende definitivamente corpo tra i membri della colonia russa, ma il progetto si trascina a lungo per mancanza di mezzi. Fino al 1908, quando viene consacrata la cappella russa nel cimitero, le Liturgie talvolta si svolgevano in chiese private, come nella villa della signora Strekalova (Villa Gloria) e nell'edificio di Via Roma 22. Solo nel 1910 nasce il Comitato di sorveglianza (in seguito, di fabbriceria), con a capo l'ex procuratore capo del Santo Sinodo, il senatore V. K. Sabler, che nel 1882 aveva trascorso sei mesi a San Remo per curarsi e, come si espresse, "aveva visto di persona quanto fosse necessaria la chiesa in una città visitata da molte migliaia di malati". Sabler nel 1911 divenne Procuratore capo del Santo Sinodo e la vicenda della chiesa riceve nuovo impulso. Con Sommo Decreto del 12 marzo 1912 l'imperatore Nicola II approva il Comitato di San Remo e permette "di condurre ovunque in Russia la raccolta di offerte", contribuendovi con duemila rubli.
Il Comitato era composto di sacerdoti russi, diplomatici, membri della colonia: ad esempio il vescovo Vladimir Putjata, pastore negli anni 1907-11 di tutte le chiese russe all'estero, l'arciprete Nikolaj Akvilonov, rettore della comunità di Mentone, l'ambasciatore a Roma A. N. Krupenskij, il console generale a Genova principe A. A. Gagarin, la contessa E. T. Olsuf'eva, gli architetti A.V. Ščusev, P. Agosti, A. Tornatori, il sottoprefetto P. Bodo, il sindaco di San Remo A. Natta Soleri, il presidente della Società Bancaria Italiana F. Debro. Vice presidente è eletto il conte B. S. Šeremetev, che resiedeva stabilmente a San Remo, sebbene anima e organizzatore di tutta l'impresa fosse il conte V. I. Tallevici, di famiglia russo-rumena. Il conte Tallevici e la moglie prestarono al Comitato un'ingente somma di denaro, che permise di portare a termine i lavori.
Le autorità locali assumono un atteggiamento di benevola comprensione per il progetto russo e promettono di fornire il terreno per la costruzione, anche se poi non se ne fece nulla. Il Comitato individua un bellissimo appezzamento di terreno nel centro della città, di fronte alla stazione ferroviaria e, simbolicamente, all'inizio di Corso Imperatrice; nel maggio 1912 con i diciottomila rubli raccolti il Comitato lo acquista, intestandolo al conte Tallevici. Lo schizzo della costruzione viene fatto dall'architetto A.V. Ščusev, divenuto celebre come esperto di architettura religiosa russa (poteva vantare il restauro dell'antica cattedrale a Ovruč e la costruzione a Mosca del convento di Marta e Maria). Quasi sicuramente era stato interessato al progetto di San Remo da Maria Suchanina, sua cugina, che risiedeva in riviera. In epoca sovietica Ščusev farà una carriera strabiliante con la costruzione del mausoleo di Lenin. A San Remo egli non è stato mai presente e tutti i disegni di cantiere sono stati eseguiti da un architetto del luogo, l'ing. Pietro Agosti con la collaborazione dell'ing. Antonio Tornatori. Agosti elabora e presenta il progetto definitivo per l'approvazione delle competenti autorità italiane, segue la costruzione e a buon diritto può essere considerato il costruttore principale della chiesa. L'architetto faceva anche parte della locale giunta comunale e dopo la sua morte gli è stata dedicata la Via Pietro Agosti.
La prima pietra viene posata il 26 novembre (9 dicembre) da padre Nikolaj Akvilonov di Mentone alla presenza di numerosi sanremesi. Dopo la posa della prima pietra il Comitato avvia una raccolta di offerte ("cattolici, luterani, battisti, valdesi hanno le proprie chiese sulla Riviera italiana, quando invece... "), ma di denaro ne arriva ben poco. Verso la fine del 1913 la costruzione è completata solo a grandi linee, ma "per non lasciare senza il conforto della preghiera i compatrioti che erano giunti per la stagione" viene deciso di consacrare la chiesa e di iniziare a celebrarvi la Liturgia. Il Santo Sinodo invia a San Remo il vescovo Vladimir, che il 10 (23) dicembre, in concelebrazione con il clero russo di Nizza, Cannes, Mentone e Roma celebra la Liturgia di consacrazione della chiesa, alla presenza del corpo diplomatico russo e della colonia russa.
La chiesa viene dedicata a Cristo Salvatore, a Santa Caterina martire e a San Serafim di Sarov, da poco canonizzato, mentre inizialmente era stato proposto di consacrare la chiesa unicamente a Cristo Salvatore, come ancor oggi abitualmente viene chiamata. La nuova chiesa è ascritta all'eparchia di San Pietroburgo tra le "estere dei luoghi di cura". Primo rettore di San Remo è lo ieromonaco della Lavra di S. Aleksandr Nevskij p. Varsonofij. Informazioni per ogni necessità sono date dal sacerdote di Mentone p. Nikolaj Akvilonov, che segue i primi passi della comunità russa di San Remo. A Pietroburgo della costruzione della nuova chiesa si occupa San Veniamin Pietrogradskij, allora vescovo di Gdov, vicario dell'eparchia (ucciso nel 1921 e proclamato santo nel 1992). La chiesa viene consacrata a soli pochi mesi dai fatti che dovevano cambiare il corso della storia mondiale.
Il primo parroco, lo ieromonaco Varsonofij, dopo l'inizio della Prima guerra mondiale non fa ritorno a San Remo. Le Liturgie iniziano stabilmente solo nel 1922, quando viene in aiuto alla comunità il rettore della chiesa russa di Firenze, p. Michail Stel'mašenko, che fonda un Comitato tutorio per le necessità spirituali della popolazione ortodossa di S. Remo e dintorni. In quel momento lo "sponsor" dell'edificazione, il conte Tallevici, aveva ipotecato la chiesa e fu necessario organizzare una raccolta di denaro (di grande aiuto è la locale colonia inglese).
La colonia russa, inizialmente una delle più fiorenti a San Remo, comincia a perdere rapidamente il suo prestigio, quando cambia la sua composizione: invece dei nobili e ricchi villeggianti cominciano ad arrivare a San Remo emigranti privi di mezzi. Dopo il distacco dal Patriarcato di Mosca la comunità entra a far parte della metropolia dell'Europa Occidentale, organizzata dal metropolita Evlogij (Georgievskij). Le messe nella chiesa sono celebrate alternativamente dai sacerdoti di Firenze, Mentone, Roma. Dal 1926 viene ascritta alla parrocchia di Mentone. Nel 1935 diviene rettore l'archimandrita di Roma p. Kallist (morto a Roma nel 1964), talvolta celebrava un altro ieromonaco russo, p. Zosima (morto a Roma nel 1960).
Nel 1940, quando una bomba lanciata da un aereo cade sull'edificio e sfonda il pavimento, i parrocchiani riempiono la chiesa di sacchetti di sabbia e continuano a celebrare la messa nella cripta. Dopo la guerra p. Kallist lascia San Remo e la comunità trova un altro sacerdote, p. Evgenij Arakin (morto a Portici nel 1956), che viveva vicino a Genova. Padre Evgenij, ex colonnello dell'esercito zarista, aveva svolto la sua missione nei campi dei profughi e degli ex deportati a Genova, a Torino ed in altri luoghi. In accordo con le proprie convinzioni politiche egli parteggiava per la Chiesa Russa Ortodossa Estera, di orientamento filomonarchico, e nel 1948 annuncia ufficialmente il cambio di giurisdizione. La parrocchia rimane fedele alla propria autorità iniziale, ma resta priva per alcuni anni di un sacerdote fisso. In questo periodo la comunità è seguita dal sacerdote di Firenze p. Joann Kurakin (morto nel 1950), che era stato invitato a San Remo da Monsignor Vladimir (Tichonickij), qui giunto da Parigi nella primavera del 1948 e che aveva rimesso in ordine la chiesa con l'aiuto dei parrocchiani.

Architettura e arte
L'autore del progetto della chiesa, Aleksej Ščusev, si discosta dall'architettura di Novgorod, da lui precedentemente rielaborata per le chiese di Bari, Pocaev e del Campo di Kulikovo e si ispira all'architettura di Mosca e Suzdal' dei secoli XVI-XVII. Il volume principale, di forma quasi cubica, è coronato da "kokošniki" e da cinque cupole. La chiesa è orientata, secondo la tradizione, ad oriente "verso Gerusalemme". Alla parte orientale è annessa l'abside, a quella occidentale il nartece. Il campanile si staglia presso il muro meridionale. L'altezza complessiva dell'edificio, compresa la croce, raggiunge i 50 metri circa. L'ossatura è eretta in soli cento giorni dalla ditta Vernassa, sotto la guida dell'ing. Francesco Malacrida. Nelle mura, ricoperte di mattoni, sono incastonate croci, mattonelle decorative e trifore con balaustre. Tre ordini di "kokošniki" formano una zona di passaggio alle quattro cupolette strette attorno alla cupola centrale. Le cupole sono ricoperte da mattonelle policrome sfaccettate e sono coronate dalle croci russe a tre braccia. L'abside semisferica è ricoperta da una cupola con cupoletta e croce, in una configurazione complessa. Il non alto nartece è ricoperto da tenda semisferica e da cupola con cupoletta. Le pareti del nartece sono decorati da balaustre con "anfore", l'ingresso dal mosaico "Occhio di Dio".
Nel 1912 al confine occidentale della proprietà della chiesa viene costruito un edificio a due piani per il clero. Attualmente al suo interno si trovano un laboratorio per i souvenir, l'archivio della chiesa e camere d'abitazione. Nel 1950 il conte Tallevici vende la parte settentrionale della proprietà, sulla quale stretta al muro della chiesa è stata innalzata una casa di abitazioni civili, che esclude perciò la possibilità di fare la processione intorno alla chiesa.
Salta subito all'occhio il contrasto tra l'esterno riccamente decorato e l'interno spoglio. In realtà erano progettati affreschi che non sono mai stati eseguiti: la chiesa all'interno può parere spoglia per la nudità delle pareti, anche se la comunità non ha mai cessato di sperare in un completamento delle decorazioni. Nell'iconostasi si trovano quattro grandi icone: le immagini tradizionali del Salvatore e della Madre di Dio (copie dei lavori di Vrubel'), nelle porte meridionali l'Arcangelo Gabriele, in quelle settentrionali, l'Arcangelo Michele. Sull'arco delle Porte Regali (centro) si trova l'Ultima Cena.   La chiesa è stata restaurata, principalmente a spese del Comune di San Remo, nel 1946-47.

La cappella cimiteriale
La cappella nel cimitero comunale della Foce, ora semiabbandonata, aveva un tempo grande importanza nella vita della colonia russa. Era stata edificata negli anni 1906-1907 (probabilmente dall'arch. A. B. Kauffman) per iniziativa di O. P. Koteneva, vedova dell'ingegnere militare N. K. Kotenev, che raccolse tra i russi di San Remo i mezzi per la sua costruzione. L'edificio in pietra, di forma quasi piramidale di un'altezza di 11,5 metri, è abbellito da colonne, da cornicioni riccamente decorati e dal frontone con l'immagine di San Nicola. Secondo il desiderio di O. P. Koteneva, la cappella era stata dedicata a San Nicola di Mira, Patrono celeste del marito defunto ed era stata consacrata dall'arciprete di Mentone Nikolaj Akvilonov l'11(24) marzo 1908. Sotto la cappella c'erano sei cripte. All'inizio la cappella fa le veci della chiesa, vi viene celebrata regolarmente la Liturgia, fino al 1922, quando inizia a funzionare la chiesa di Corso Nuvoloni. L'interno della cappella è riccamente decorato di icone, lampade, corone, vasi, marmi (una parte della decorazione è stata trasferita nella chiesa nel 1957). Responsabile della cappella dal 1930 al 1947 è l'ex colonnello dell'esercito dello zar P. Jurkevič, che nella comunità svolgeva la funzione di salmista.
Una parte importante nella storia della cappella inizia nel 1945, alla fine della guerra, quando la chiesa danneggiata e in rovina non è più adatta per la celebrazione della messa. Fino all'inizio del 1948 la comunità celebra di nuovo la Liturgia nel cimitero della Foce. Qui talvolta si svolgevano anche le assemblee del consiglio parrocchiale.
Nella cappella, oltre ai Kotenev, sono sepolti il principe N. V. Urusov, il membro del Consiglio di Stato e ambasciatore a Roma A. G. Vlangali, il colonnello V. P.  Zagrebel'skij, l'architetto A. N. Vekšinskij, l'avvocato P. Veselovskij, il libero docente dell'università di Ginevra G. Livšic, la famiglia Nepljuev.
Il pittoresco cimitero della Foce, vicino alla riva del Mar Ligure, è luogo dell'ultimo riposo di molti membri di spicco della colonia russa di San Remo. Qui sono sepolti i benefattori della chiesa: il conte I. Tallevici (morto nel 1917), le contesse Elizaveta e Aleksandra Olsuf'evy, la starosta della comunità M. Botkina, nata Tret'jakova (morta nel 1952), i parrocchiani E. Ter-Kevurkov, A. von Maier, P. Maksutova, nata principessa Obolenskaja, gli Svedomskje-Gismondi ed altri.

Fonti archivistiche
Archivio della chiesa russa di San Remo (libri d'archivio, verbali delle assemblee, corrispondenza, ecc.).
La consacrazione della chiesa di San Remo, «Cerkovnaja Pravda, bollettino teologico ed ecclesiale estero», Berlino, 14(1) gennaio 1914, n° 2.
Piero Cazzola, I Russi a San Remo tra Ottocento e Novecento, San Remo, 1990.


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