Russi in Italia

Ivan Alekseevič Bunin


Luogo e data di nascita: Voronež, 10 (22) ottobre 1870
Luogo e data di morte: Parigi, 8 novembre 1953
Professione: scrittore, poeta, premio Nobel della letteratura (1933)

Viaggiatore instancabile, Bunin viene in Italia varie volte prima dell’emigrazione, nessuna dopo. Nel 1904 compie un viaggio in Francia e in Italia, visitando per la prima volta Venezia e Firenze. Il primo soggiorno di una certa durata si riferisce al 1909, quando in compagnia di Vera Nikolaevna Muromceva (1881–1961), in seguito diventata sua moglie, attraversa l’Italia da nord a sud: venendo dall’Austria, i due giunsero a Verona, fecero tappa a Venezia, Roma e Napoli, e il 25 marzo si trasferirono a Capri. Facendo base lì, visitarono la Sicilia e Pompei, quindi negli ultimi giorni di aprile ripartirono in nave da Napoli per Odessa. Durante questo primo soggiorno caprese furono molto spesso ospiti di Maksim Gor’kij e frequentarono assiduamente Villa Spinola, la residenza di Gor’kij dove proprio in quel periodo lo scrittore insieme a Anatolij Lunačarskij stava organizzando la Scuola di partito.
L’anno seguente, nel 1910, di nuovo con Vera Muromceva vive a Capri dal 5 al 21 maggio, facendo nell’isola una sosta nel corso di un lungo viaggio che li porta dal sud della Francia e dalla Liguria al nord Africa, dalla Sicilia alla Grecia e alla Turchia.
I Bunin trascorsero a Capri i tre inverni successivi. Nel 1911 giungono in Italia in autunno insieme al nipote e traduttore Nikolaj Alekseevič Pušečnikov  (1882–1939), a Capri si stabiliscono dal primo novembre per quattro mesi nel migliore albergo dell’isola, il «Quisisana». Se durante il primo soggiorno del 1909 i rapporti con Gor’kij erano stati estremamente e autenticamente cordiali (nel 1910 la loro presenza sull’isola aveva coinciso per pochi giorni), l’atmosfera che si creò tra i due scrittori nell’inverno 1911-1912 è molto più formale e fredda, benché da parte dei Bunin la frequentazione di Gor’kij e del suo entourage nella nuova residenza di Villa Serafina rimanesse assidua.
Il successivo viaggio in Italia durò dal novembre 1912 all’aprile 1913: dopo un breve soggiorno a Venezia e a Roma, il 29 novembre i Bunin si stabilirono a Capri, sempre al «Quisisana», mentre passarono il mese di marzo in un’altra zona dell’isola, ad Anacapri. In febbraio, come l’anno precedente, li raggiunse per qualche giorno l’amico Fedor Šaljapin. Il terzo e ultimo inverno caprese si protrasse dal dicembre 1913 alla fine di marzo del 1914. Circostanze e impressioni relative a questo periodo sono riflessi nel diario di Vera Nikolaevna.
L’atmosfera di Capri favorisce la produttività e lo slancio creativo di Bunin, il quale compone proprio sull’isola molti dei suoi migliori racconti, dedicati alla descrizione della campagna russa, nei quali vicende e tipi psicologici tratti da quel mondo vengono rappresentati senza alcuna idealizzazione: nel novembre-dicembre 1911 porta a termine la povest’ «Suchodol», scrive i racconti «Chorošaja žizn'», «Sverčok» e «Nočnoj razgovor», a fine dicembre fa a casa di Gor’kij una lettura di «Veselyj dvor» che aveva appena finito di scrivere, in febbraio termina i racconti «Zachar Vorob'ev»  e «Ignat». Il soggiorno successivo è forse il più produttivo: alla fine del 1912, termina alcuni nuovi racconti; nel gennaio - febbraio 1913 scrive «Žertva», «Budni», «Vschody novye» e «Poslednij den'»; nel marzo 1913 ad Anacapri compone «Ioann Rydalec», «Chudaja trava», «Lirnik Rodion», «Skazka». Del terzo e ultimo soggiorno caprese nell'inverno 1914 sono i racconti «Svjatye», «Vesennij večer», «Brat'ja». Dell’anno successivo è uno dei suoi racconti più famosi «Gospodin iz San Francisco» (originariamente intitolato «Smert' na Kapri»). Il tema italiano riaffiorerà all’inizio degli anni Trenta, quando  Bunin inaugura un genere nuovo nella sua opera, i cosidetti racconti brevi, alcuni dei quali sono di ambientazione antico-romana o italiana.
L’Italia è presente anche nella poesia di Bunin: sono non meno di una trentina le composizioni poetiche che hanno l’Italia come tema, sfondo storico o come paesaggio naturale, o che contengono reminiscenze di singoli luoghi e realia. Queste poesie tuttavia non compongono un singolo ciclo, ma sono sparse in vari momenti della produzione dell’autore, in un arco di tempo che va dal 1906 («Giordano Bruno») al 1947 («Nel mezzo del camin di nostra vita»).
Non risultano contatti diretti di Bunin con esponenti della cultura italiana, nemmeno con quegli intellettuali che facevano visita a Gor’kij più o meno regolarmente; del resto il nome di Bunin era quasi del tutto sconosciuto in Italia nell’epoca in cui lo scrittore era solito soggiornare nel paese. Egli cominciò a godere di qualche visibilità in Italia a partire dagli anni successivi all’emigrazione: «scrittore purissimo e fine, pieno di eloquente ricercatezza di stile, pur nella semplicità malinconica dei suoi paesaggi lirici» lo definì in Antologia dei poeti russi del XX secolo (Milano: Treves, 1924. P. 75) Raisa Ol’kenickaja-Naldi, che ne tradusse in italiano alcune liriche. A questa prima apparizione di Bunin nel panorama letterario italiano fece seguito una breve stagione di popolarità della sua prosa. La prima traduzione di una sua opera in volume è del 1928: si tratta di «Derevnja» (1910), che tra il 1928 e il 1933 ebbe in Italia ben tre diverse traduzioni: Il villaggio (Traduzione integrale dal russo di M. Karklina Racovska e S. Catalano. Milano: Delta,1928); Campagna (Prima versione integrale dal russo con note di V. Dolghin Badoglio. Prefazione di R. Poggioli. Torino: Slavia, 1930); Il villaggio (Traduzione di N. Artinoff. Milano: Corbaccio, 1933). Seguì la prima parte di «Žizn’ Arsen’eva», del 1927 (La giovinezza di Arseniev / traduzione dall'originale di V. Dolghin Badoglio. Introduzione di R. Küfferle. Milano: Bietti, 1930).
L’assegnazione del premio Nobel nel 1933, che ebbe vasta eco sulla stampa, non creò tuttavia un caso editoriale: comparvero a breve distanza le traduzioni di Suchodol (1912), Mitina ljubov’ (1924) e Gospodin iz San Francisco (1915)  con alcuni altri racconti (Valsecca / Traduzione di R. Poggioli. Lanciano: Carabba, 1933; L’amore di Mitia ed altre prose / Traduzione di R. Küfferle. Milano: A. Mondadori, 1934; Il signore di San Francisco. Racconti / Prima versione dal russo con note di A. Polledro. Torino: Slavia, 1934), ma le pubblicazioni di opere di Bunin praticamente cessarono dopo il 1934. Bisognerà aspettare fino al 1960 per veder tornare lo scrittore nelle librerie italiane (con una ristampa dell’edizione Mondadori del 1934) e gli anni Ottanta per vedere la versione italiana di uno dei suoi più famosi testi dell’emigrazione (Viali oscuri / a cura di Alizia Romanovic. Roma: Salerno, 1986).
La ragione della relativa impopolarità di Bunin nella cultura italiana è forse da vedersi in quel «senso di freddezza e pesantezza» (Messina G. Le traduzioni dal russo nel 1920-1943 // Belfagor. 1949. № IV. P. 696) che buona parte della critica italiana vide nelle sue opere; valga per tutti – al di là dei più articolati giudizi che ne diedero nei periodici specializzati gli studiosi di letteratura russa italiani ed émigré – l’opinione di un importante esponente della cultura letteraria di quegli anni, Giacomo Antonini (1901-1983), il quale vedeva in Bunin una «personalità severa ed aristocratica [che] poco si presta ad essere amata ed ammirata dalle folle, e [la cui] attitudine di sdegnoso riserbo assunta nell’involontario esilio, dopo la rivoluzione, è quanto mai caratteristica per l’indole e per le aspirazioni della sua opera d’artista»; l’evidente ricerca di una perfezione formale e stilistica – proseguiva il critico – «toglie a volte alla sua opera il fascino e la forza persuasiva di una spontanea ed immediata creazione» e fa sì che i suoi scritti «interessano il lettore ma raramente lo commuovono» (Antonini G. Ivan Bunin // Leonardo. 1934. № 6. P. 253).
Negli ultimi anni anche altri aspetti dell’opera di Bunin, meno conosciuti al di fuori della cerchia degli specialisti, hanno attirato l’attenzione dell’editoria italiana, che ha proposto ai lettori una sua raccolta di scritti su Cechov (A proposito di Čechov, a cura e con una prefazione di C. Hauchard. Traduzione di C. Zonghetti. Milano: Adelphi, 2015) e gli schizzi di viaggio (1907-1911) «Ten' pticy» (L’ombra di Huma. Poema di un viaggiatore. Turchia, Grecia, Egitto, Palestina, Libano / Prefazione di Ugo Persi. Traduzione di U. Persi e M. Ayangma. Bergamo: Lemma Press, 2018).

Pubblicazioni
Бунин И.A. Бeседы с памятью. Италия // Новый журнал. 1909. N°64. C. 205-220.
Устами Буниных. Дневники Ивана Алексеевича и Веры Николаевны и др. aрхивные материалы. В трех томах // Под ред. М. Грин. Том I. Frankfurt/Main: Possev-Verlag, 1977.

Fonti archivistiche
ACS. PS. PolPol. F. 619 Maxim Gorki.
РАИ. Архив А.Я. Белобородова (Lettera a Beloborodov s.d).

Bibliografia
Lo Gatto E. Russia. Scrittori contemporanei // I libri del giorno. 1922. № 10. P. 545-547.
Poggioli R. Ivan Bunin (premio Nobel 1933) // Nuova antologia. 1934. № 1483. P. 134-144.
Кара-Мурза A.A. Знаменитые русские o Неаполе. M.: Независимая газета, 2002 (ит. перев.: Kara-Murza A. Napoli russa. Introduzione di V. Strada / A cura di V. S. Sirovskij. Roma: Teti, 2005).
Ревякина И.А. Италия в путешествиях и поэтическом творчестве И.А. Бунина // Toronto Slavic Quarterly. № 17. Summer 2006 (http://sites.utoronto.ca/tsq/17/index17.shtml).
Муромцева-Бунина В.Н. Жизнь Бунина. Беседы с памятью. М.: Вагриус, 2007.
Рощина О.С. Италия в творчестве И.А. Бунина // Образы Италии в русской словесности XVIII-XX вв. Сборник статей / Под ред. Лебедевой О. Б., Меднис Н. Е. Томск: Изд-во Нац. Иссл. Томского Гос. Ун-тa, 2009. С. 182-193.
Двинятина Т. И. Бунин в 1910 году // L’anno 1910 in Russia, а cura di Colombo D.  e Graziadei C. Salerno, Collana di Europa Orientalis, 2012.
Rizzi D. Vosprijatie Bunina v Italii v pervoj polovine XX veka, in Tvorčestvo I.A. Bunina v istoriko-literaturnom kontekste (biografija, istočnikovedenie, tekstologija), Mosca, Litfakt, 2019, pp. 445-462.

Daniela Rizzi
28 maggio 2020




Ivan e Vera Bunin in occasione della consegna del Nobel a Stoccolma nel 1933



Ivan e Vera Bunin



Bunin con Maksim Gorìkij i Nikolaj Telešov nel 1900.



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