Russi in Italia

Aleksej Georgevič Javlenskij


Luogo e data di nascita: Toržok (governatorato di Tver'), 13(25) marzo 1865
Luogo e data di morte: Wiesbaden, 15 marzo 1941
Professione: pittore

Figlio del colonnello Georgij Nikiforovič Javlenskij (1826–1895) e di Aleksandra Petrovna Medvedeva (circa 1840– 1918), si prepara alla carriera militare (Moskovskij  kadetskij korpus, Aleksandrovskoe voennoe ucilišče), frequentando da uditore l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo che tuttavia lo lascia insoddisfatto. Nel 1896 lascia l’esercito col grado di capitano delle Guardie Imperiali e si trasferisce a Monaco con Marianna Verёvkina (1860–1938): il loro appartamento è frequentato da famosi esponenti del mondo dell’arte e della cultura: Sergej Djagilev, Vaclav Nižinskij, Anna Pavlova, Eleonora Duse ed altri. In questa prima fase di approccio all’Espressionismo, l'artista riprende la tradizione della Russia con le isbe, i villaggi di campagna e i paesaggi montagnosi fra il Caucaso e gli Urali grazie ad una tavolozza luminosa, che rinvia agli interni popolari e ai paesaggi russi, descritti da Tolstoj o Gogol’. Nel 1896-1899 Javlenskij studia arte alla scuola del pittore sloveno Anton Ažbe (1862–1905), frequentata da molti studenti dell’Europa orientale; qui si lega d’amicizia con Mstislav Dobužinskij e Vasilij Kandinskij, con il quale organizzerà nel 1909 a Monaco la Nuova associazione degli artisti (Neue Künstlervereinigung) e successivamente, nel 1911, il Cavaliere azzurro (Blaue Reiter).

I primi viaggi in Italia risalgono agli anni Novanta dell’Ottocento: nel 1897 insieme ad un gruppo di allievi della scuola di Ažbe soggiorna a Venezia, per studiare la tecnica pittorica degli antichi; all’inizio del Novecento viaggia in Italia e Francia, si avvicina all’esperienza di Cézanne e van Gogh, dei Nabis e dei Fauves, è soprattutto molto colpito dall’opera di Matisse. Sono degli anni Dieci le sue prime personali a Brema (1911), Monaco (1912-1913) e Berlino (1914). Accanto all’astrattismo del Blaue Reiter coltiva la seduzione delle maschere africane, volti ascetici e geometrici che saranno un costante riferimento della sua ritrattistica più matura. Nel marzo 1914 viene in Italia, a Bordighera, per curarsi: sono di questo periodo numerosi paesaggi italiani (ad es. La casa gialla di Bordighera), caratterizzati da una vivida gamma colorica, l’assenza della linea nera di contorno, la pennellata meno corposa.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, come tutti i cittadini russi residenti in Germania, è costretto a lasciare il paese in 48 ore e si rifugia in Svizzera a St. Prex sulle rive del lago di Ginevra, dove rincontra Djagilev e i collaboratori dei Balletti russi – Michail Larionov, Natalija Gončarova, Igor’ Stravinskij, Leon Bakst, ma anche due ballerini conosciuti a Berlino Aleksandr Sacharov e la moglie Clotilde von der Planitz (1892–1974). È di Sacharov uno dei suoi ritratti più famosi di questo periodo: il ballerino è ripreso in una posa languida con un abito rosso dal contorno nero, che ne evidenzia solo la sagoma; il volto è abbozzato, lungo, lo sguardo ambiguo.

Il forte impatto emotivo della guerra spinge l'artista ad una più intensa spiritualità e meditazione interiore: le sue tele non hanno più i colori squillanti del periodo ligure, ma sono caratterizzate da un’incombente cupezza, una tavolozza scura, come il ritratto della pittrice Lilja Sluckaja, conosciuta nella primavera 1918 a Ascona sul lago Maggiore. Insieme a lei e ad altri emigranti russi espone nel 1920 nel padiglione russo della XII Biennale le tele Sguardo supremo, Gocce di vita, Martirio, Variazioni sul tema e Il profeta (Sibilla): le sue teste hanno ora una valenza meditativa, sacrale, di rapporto con la divinità.

Nel 1921 si trasferisce a Wiesbaden, dove inaugura una fase completamente incentrata sull’astrattismo geometrico, personale rielaborazione di Picasso e della tradizione pittorica russa delle icone, raggiungendo così una concentrazione di forme e un incupimento della scala cromatica intensamente spirituali (non a caso definisce “meditazioni” molte sue opere).

Nel 1924 insieme a Kandinskij, Paul Klee e Lionel Feininger fonda l’associazione I quattro blu (Die Blauen Vier). Dal 1929 comincia a tormentarlo quella forma acuta d'artrite delle giunture che lo costringerà ad interrompere il lavoro pittorico nel 1938. Dal 1933 le sue creazioni, definite 'arte degenerata' dal regime nazista, contribuiscono a rafforzarne l'isolamento e lo stato di meditazione interiore.

Nel 2002 al Palazzo Ducale di Genova è stata organizzata da Franco Ragazzi una grande mostra, dedicata al passaggio degli artisti russi in Liguria: Kandinsky, Vrubel', Javlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere (Mazzotta ed.)

 

Bibliografia

Добужинский. М.В. Воспоминания / подгот. Г.И. Чугунов. М.: Наука, 1987.

Бенуа А.Н. Мои воспоминания: В 5 кн. М.: Наука, 1993.

Jawlensky Bianconi A. Alexej von Jawlensky, espressionismo e spiritualità // Kandinskij, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere. Milano: Mazzotta, 2001, pp. 63–69.

Девятьярова И.Г. Мемуары Алексея Явленского в зарубежных архивах: история создания и проблемы использования // Изобразительное искусство, архитектура и искусствоведение Русского зарубежья / отв. ред. О.Л. Лейкинд. СПб.: Дмитрий Буланин, 2008. С. 167–175.


Siti interessanti

https://artrz.ru/search/%D0%AF%D0%B2%D0%BB%D0%B5%D0%BD%D1%81%D0%BA%D0%B8%D0%B9/1804787738.htm

https://www.artribune.com/dal-mondo/2019/11/mostra-alexej-von-jawlensky-marianne-von-werefkin-espressionismo-monaco/

https://www.swissinfo.ch/ita/il-disegno-nell-opera-di-jawlensky/6172832


Antonella d'Amelia
23 maggio 2020


A. Javlenskij, Ritratto di Aleksandr Sacharov.



A. Javlenskij, Il profeta (Sibilla).



A. Javlenskij, La casa gialla di Bordighera



Aleksej Javlenskij a Bordighera (1914)



Aleksej Javlenskij, Mističeskaja golova (Lilja Sluckaja), 1918



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