Nel 1940 tiene la sua prima mostra personale, a Venezia, nelle due salette comunali delle Botteghe d'Arte dell'Ascensione, dove espone una settantina di opere tra quadri ad olio, acquerelli e disegni a penna e a matita. La mostra viene inagurata il 2 marzo; per l'occasione l'artista viene presentata sulle colonne della stampa locale come la "nota pittrice concittadina Vera Cekunowa" («Gazzetta di Venezia», 2 marzo 1940). Il giorno successivo all'apertura si legge:
Vera Cekunova ha una personalità interessante e originale. La sua prima originalità consiste nella passione con la quale ella si dedica allo studio e all'interpretazione dei grandi artisti del passato, due cose che una volta erano comunissime tra gli artisti giovani e vecchi, ma che oggi sono rarissime. [...] Certe interpretazioni longhiane, belliniane, veronesiane, tintorettiane di questa artista sono veramente notevoli e interessantissime per comprensione, penetrazione, intuito nello scomporre una sintesi pittorica per analizzarla e nel ricostruirla poi con mezzi e accenti propri pur serbando intatto lo spirito e il sentimento del capolavoro interpretato. Di sua ispirazione Vera Cekunova espone alcuni paesaggi – acquarelli veneziani di sensibilità sottile e vibrante di colore (come una Musica in piazza e un delizioso piccolo Canale della Giudecca con rimorchiatori) o vedute di campagna piene d'aria, dai delicati accordi tonali – e una serie di ritratti virili (o meglio di impressioni di ritratto), disegnati a matita, efficacissimi pieni di vita e di fattura robusta eppur finissima tra i quali notevoli quelli di S.A.R. il Duca di Genova, del Maresciallo Badoglio, di Valentino Piccoli, di Diego Valeri ed altri, più o meno identificati, ma tutti degni di rilievo, e rivelatori di un'individualità d'artista non comune e singolarmente dotata. La mostra di Vera Cekunova è stata visitata in tutta la giornata di ieri da numeroso pubblico, e continuerà certamente ad essere molto frequentata nei prossimi giorni (Zorzi, 1940).
Nel 1940 partecipa anche alla Biennale di Venezia con il quadro Processione a San Marco esposto all'interno della sezione dedicata alle opere di soggetto veneziano ed allestita nella sala 8 del Palazzo dell'Esposizione.
Nel settembre dello stesso anno Vera Čekunova fa richiesta al Podestà di Venezia di poter organizzare una seconda mostra personale alle Botteghe d'Arte. Dalla lettera si evince che ora l'artista risiede alla Giudecca, in Fondamenta delle Zitelle al numero 43. Nel gennaio del 1941 giunge la conferma della mostra e le viene accordato il periodo da lei proposto, compreso fra il 1 e il 15 aprile dello stesso anno. Trentacinque opere fra quelle inviate dalla pittrice vengono selezionate dal segretario del Sindacato delle Belle Arti e dai Regi Soprintendenti alle Gallerie e ai Monumenti del Comune di Venezia. Anche questa mostra ottiene delle buone recensioni nella stampa locale:
Merita una visita, perché si possono ammirare dipinti che portano il segno di una tecnica personale, pieni di significato e di sensibilità. Vedute di Venezia e panorami di vasto respiro con una nota di dolce melanconia in armonia di tinte, efficaci scene religiose e quadri illuminati e vivi costituiscono la mostra. Con questa nuova manifestazione Vera Cekunova ha riaffermato ancora una volta le sue spiccate qualità di artista squisita e sensibile («Gazzetta di Venezia», 14 aprile 1941).
La mostra personale della pittrice Vera Cekunova (Venezia, Botteghe d'Arte del Comune, aprile) vuol essere segnalata qui per due ragioni. Primo, perché trattasi di una mostra personale in senso intensivo, improntata cioè di caratteri artistici inconfondibili; secondo, perché l'artista, russa di origine, è ormai fatta veneziana, nonché della lunga consuetudine di vita, dal profondo amore votato alla città che l'ospita. A testimoniare questo amore basterebbe il fatto che i soggetti sono quasi esclusivamente veneziani; ma c'è anche, e forse val di più, l'altro fatto (quasi una controprova) che fuor di Venezia la pittrice sembra smarrirsi, e corre il rischio di banalizzarsi. Naturalmente la Venezia che essa vede sente ed esprime non ha nulla di fotograficamente realistico, né di romanticamente patetico; è una città di fantasia più precisamente la rutilante città della sua barbarica fantasia. Portata dal suo istinto, diremmo dal suo sangue, essa coglie di Venezia soltanti gli elementi orientali, e li accentua con un vigore coloristico che non ha nulla di femmineo. Gl'interni di chiese, le processioni e le altre sacre cerimonie, che sono i suoi temi prediletti, ci portano in un mondo scenografico che par preparato per i più ardenti e violenti cori di un Mussorski...Una Venezia, insomma, che nessuno aveva ancora vista e rappresentata. Perciò dicevamo che la mostra è davvero, e non per modo di dire, personale (Valeri, 1941).
Le Botteghe d'Arte si trovavano in Piazza San Marco, nei locali concessi in affitto al Comune dalla libreria Ongania, fondata nel 1871 da Francesco Ongania e Ivan Belozerskij. La convivenza fra le due istituzioni non si rivela felice. Vera Čekunova, al quinto giorno di apertura della mostra, scrive al Comune di Venezia una lettera di reclamo:
La presente per comunicarvi quanto segue: nel giorno d'inaugurazione della mia mostra il locale della mostra collettiva è stato chiuso con uno sbarramento di seggiolini, oscurato e la tenda della comunicazione con il locale del comune abbassata perché la commissione ha provveduto al cambio dei lavori esposti, così che a mezzogiorno nel momento della maggior affluenza del pubblico le porte si sono chiuse ed il personale della ditta Ongania ha terminato solamente verso le ore 18 il riordinamento della mostra. Nei momenti materialmente così difficili per l'artista, far perdere a lui la maggior parte della clientela del giorno di inaugurazione è ridurre a niente il beneficio di una mostra. L'incomprensione della vs. necessità dalla parte della ditta Ongania si vede anche nella assoluta noncuranza di tutto ciò che riguarda la personale d'un artista: il 31 marzo a.c. la ditta ha chiuso il locale alle ore 19 (nonostante che l'oscuramento comincia alle ore 20 ½) e con questo ha impedito di attaccare i quadri i quali erano già trasportati; le nostre mostre personali vengono danneggiate perché disturbate dal deposito che si trova nell'ultimo stanza in fondo: né il personale della galleria né gli artisti non hanno nessun riguardo verso visitatori ed il ritiro e la consegna dei quadri si passa proprio nelle ore della maggiore affluenza del pubblico, per di piu il soffermarsi di certi individui dietro le tende disturba l'artista e l'acquirente specialmente quando si tratta di concludere la vendita questa presenza del terzo è assai scocciante; anche la manutenzione del locale della mostra è assai trascurato, la cera sul pavimento non si mette più per ogni mostra, le vetrine sono sporche... (Lettera manoscritta all'Ufficio Belle Arti del Comune di Venezia, 5 aprile 1941).
Due giorni dopo la chiusura delle mostra, Vera Čekunova scrive al Comune di Venezia una seconda lettera, questa volta più ufficiale, nella quale accusa la ditta Ongania di aver strappato il cartello posto all'ingresso della sua mostra, e aggiunge:
La sottoscritta che conosce a fondo la piazza S. Marco con tutti i suoi "Usi e costumi", avendo per più anni venduto, contrattato e diretto le vendite nelle diverse ditte commerciali, situate nella codesta piazza, sente il dovere d'informare i suoi camerati ed il ns. Sindacato di caratteristici aspetti del commercio in detta piazza [...] La ditta Ongania ha la possibilità di intensificare le vendite proprie, servendosi delle ns. esposizioni come attiraggio ed accompagnando i visitatori delle ns. Gallerie nell'altro suo negozio (di fronte alla posta), dove si vendono anche quadri dei pittori moderni, questa arte commerciale e di soggetto, per la cui si prestano certi artisti pur di guadagnare qualche cosa (lettera dattiloscritta all'Ufficio Belle Arti del Municipio di Venezia, 17 aprile 1941).
Due anni dopo, Vera Čekunova risiede ad Assisi, in via Dono Doni n. 2, fa amicizia con il pittore Maceo Angeli (1908–1991). Da lì si rivolge al Podestà di Venezia con la richiesta di poter esporre nuovamente alle Botteghe d'Arte del Comune. Le viene riposto che in primo luogo è necessario il nulla osta della Regia Questura, e con questa comunicazione la corrispondenza si interrompe.
Ad Assisi cura la veste grafica di un'edizione per i giovani degli Atti degli Apostoli, che ottiene delle buone critiche per "le illustrazioni fantasiose di gusto moderno" (recensione in «La civiltà cattolica», 1953, p. 676).
Negli anni Sessanta Vera Čekunova risiede nuovamente a Venezia, come si evince dall'elenco dei partecipanti al Congresso internazionale di studi pirandelliani, tenutosi alla Fondazione Giorgio Cini, sull'Isola di San Giorgio Maggiore, dal 2 al 5 ottobre 1961 per il XXV anniversario della morte dello scrittore.
Illustrazioni
V. Pagani, La storia degli apostoli narrata ai fanciulli, Assisi, Pro Civitate Christiana, 1952, illustrazioni e copertina di V. Cekunova.