Russi in Italia

Nikolaj Evgen’evič Burenin


Luogo e data di nascita: San Pietroburgo, 5(17) dicembre 1874
Luogo e data di morte: Leningrado, 30 giugno 1962
Professione: rivoluzionario, musicista

Figlio di mercanti, termina la Scuola Commerciale di San Pietroburgo (Peterburgskoe kommerčeskoe učilišče Kupečeskogo obščestva) e si iscrive alla Accademia di Belle Arti, senza terminarla. Sua grande passione oltre all'arte è fin da bambino la musica.
Artista e musicista di formazione, prende parte al movimento rivoluzionario dal 1901 (è noto con lo pseudonimo di “German Fedorovič” o semplicemente “German”); nel 1904 diventa membro del partito social-democratico russo(b); dal 1906 è segretario personale di Maksim Gor’kij e lo accompagna durante il viaggio negli Stati Uniti.
Nel libro Pamjatnye gody descrive il ritorno in Europa e l’arrivo a Napoli nel 1906 a bordo del “Principessa Irene”. Oltre a rilevare l’entusiasmo degli italiani per l’arrivo dello scrittore, Burenin si sofferma sulla spiccata musicalità del popolo napoletano: i rumori del giorno, le urla dei venditori, lo stridio delle ruote delle carrozze, i suoni del dialetto, la musica di chitarre e mandolini fino a notte fonda, il pianoforte americano, da poco apparso in Italia, le voci dei cantanti. Una volta è svegliato nel cuore della notte dalle note di una struggente canzone: “parlava di una finestra illuminata, poi divenuta scura perché era morta l’amata Ninella”, evidentemente l’antica romanza Fenesta ca lucive.
Burenin segue Gor’kij e Marija Andreeva a Capri nel novembre 1906. Lo scrittore manda il segretario in avanscoperta per controllare che le condizioni climatiche dell’isola siano idonee alla sua salute. Prima all’hotel Quisisana e poi a villa Krupp, Gor’kij pretende che sia messo a disposizione di Burenin un pianoforte. Burenin suona Beethoven, molto amato da Gor’kij, e Grieg. Alcune delle sonate eseguite da Burenin in quel periodo diverranno, secondo la sua testimonianza, le preferite dello scrittore che lo prega di intrattenere così gli ospiti russi: “all’inizio mi sembrava strano suonare per i compagni che conoscevo prima solo con i loro soprannomi e che conoscevano me solo come “German Fedorovič”, con i quali mi incontravo in ritrovi clandestini e riunioni cospirative”. All’epoca di questi incontri la musica serviva a mascherare lo scopo delle riunioni, mentre a Capri invece Burenin suona “per la musica”. Si discuteva di Beethoven, della sua epoca, ma presto si iniziava a parlare di filosofia e “la musica in sé passava in secondo piano. A me personalmente queste serate sono state molto utili: illuminavano l’opera musicale da un punto di vista a me ignoto prima di allora; dopo non sono più riuscito a suonare in maniera emozionale, ho incominciato a capire e percepire la mia responsabilità di fronte a ciò che suonavo e al timbro che dovevo conferirgli”.


Burenin al piano

Nel soggiorno a Capri Burenin conosce e stringe amicizia con molti popolani dell’isola che si improvvisano cantanti e musicisti. Gli abitanti del luogo ballano la tarantella, inizialmente nella maniera con cui sono soliti attirare gli stranieri per ricavarne più soldi, ma poi capiscono cosa piace al “signor Massimo Gorki” e ballano meglio, “più seriamente”. Alla notizia che sarebbero rimasti a Capri per il capodanno 1907, Burenin non nasconde la sua gioia di assistere ai canti della vigilia, quando i ragazzini organizzano vere e proprie orchestre di rumori con strumenti musicali inventati (cricchi, mazzuoli, pettini, seghe, barattoli). Il segretario di Gor’kij ama molto la compagnia dei piccoli abitanti dell’isola che gli insegnano a nuotare, tuffarsi e gli regalano conchiglie.
Burenin è noto anche per aver accompagnato Fedor Šaljapin nelle esibizioni a Capri. A casa di Gor’kij il pianoforte veniva trasportato dalle stanze alla terrazza per poter ascoltare questi piccoli concerti:
La terrazza era illuminata e per questo di notte dietro di essa tutto sembrava ancora più scuro, si vedevano solo il cielo blu scuro e le stelle straordinariamente chiare. Sulle terrazzate della montagna qua e là si accendevano sigarette rosso-arancioni. Se ne poteva concludere che la villa fosse circondata di gente venuta ad ascoltare il famoso basso russo.
Ipnotizzato dalla geniale esecuzione, con un tremito interiore accompagnavo Šaljapin, e non c’era canzone né romanza che non incontrasse l’entusiasmo degli invisibili ascoltatori. Sembrava che tutta l’isola applaudisse il grande cantante. Ma bastava prendere un nuovo accordo e tutto ammutoliva, si sentiva solo il fruscio delle foglie di vite, il pubblico smetteva anche di respirare.

Šaljapin cantava canzoni russe famose come Nočen’ka, Solnce krasnoe, romanze di Rimskij-Korsakov, opere di Schumann, Schubert o In questa tomba oscura di Beethoven (in italiano).
Quando rientra a Pietroburgo nel 1907, Burenin riceve una lettera di Gor’kij con la confessione di quanto a lui e a Šaljapin manchino le serate passate assieme a Capri. “A volte Fedor vorrebbe cantare, ma Evgen’evič non c’è! dice, piantando tutte le dita sulla tastiera”.
Quello stesso anno Burenin viene arrestato e trascorre un anno nel carcere di Kresty. Rilasciato nel 1908 continua la sua attività “nel sottosuolo bolscevico” salvo, dopo la rivoluzione d’Ottobre, dedicarsi alla pittura e lavorare per il teatro al Commissariato del popolo dello spettacolo.
Dal 1921 va spesso all’estero come rappresentante della delegazione commerciale sovietica (Torgpredstvo) in Finlandia (1920-1925) e Germania (1925-1929). Da Berlino nell’ottobre 1925 ottiene un nulla osta per entrare in Italia per motivi personali e di salute, grazie anche alla raccomandazione di Ettore Lo Gatto. Dalla fine degli anni Venti si impegna per recuperare e riportare in patria documenti d’archivio relativi alla storia della rivoluzione russa (gli archivi dei membri del partito) e alla Scuola di Capri. In pensione dal 1935 si dedica all’attività letteraria e scrive le sue memorie.

 

Pubblicazioni
N. E. Burenin, Tri mesjaca na ostrove Kapri, “Krasnaja nov’”, 1939, n. 5-6.
N. E. Burenin, Ljudi bol’ševistskogo podpol’ja, Moskva, Gospolitizdat, 1958.
N. E. Burenin, Pamjatnye gody, Leningrad, Lenizdat, 1967.



Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell’Interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza, Affari generali e riservati, 1925, cat. A16, b. 26, f. Bourenine Nicola.

 

Giuseppina Giuliano
Scheda aggiornata al 24 giugno 2020

 



Nikolaj Burenin giovane
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Gor'kij, Marija Andreeva e Burenin durante il viaggio in America
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