Russi in Italia

Merano, Villa Borodine

Elisabeth Haeusler

A metà Ottocento Merano era una delle località situate più a sud dell'impero austro-ungarico, era nota per il clima invernale molto secco che, per la sua mitezza, era adatto a curare molte malattie. Per questo attirava numerosi villeggianti, fra i quali si contavano anche molti russi. Nonostante le iniziali ostilità della popolazione locale, Merano si sviluppò e diventò una stazione climatica di livello internazionale con strutture alberghiere, splendidi giardini e passeggiate. Grazie all'apertura della linea ferroviaria del Brennero la città divenne facilmente raggiungibile da gran parte dell'Europa.
All'epoca a Merano esisteva un centro privato ("Comitato russo") con pensionato che consentiva ai russi disagiati e malati di tubercolosi di trascorrere là la convalescenza; fra gli ospiti del pensionato ci fu anche Nadežda Ivanovna Borodina (1852–1889), figlia di un alto funzionario dello zar, malata di tubercolosi, che morì nonostante le cure. Nel suo testamento lasciò al Comitato russo una grossa somma – pari a 100.000 rubli – per far costruire una chiesa ortodossa e un pensionato con alloggi economici per russi non particolarmente benestanti e malati di tisi.
Nel 1890 alcuni membri del Comitato russo costituirono la "Associazione russa di soccorso per ammalati" al fine di utilizzare il lascito di Nadežda Borodina. Nel 1896 l'assemblea generale si riunì per la prima volta per concretizzare il progetto. Membri dell'assemblea risultavano Faina von Messing, suo fratello, il dottor Michail von Messing, il presidente dell'Azienda di cura di Merano e altri soci. Successivamente venne deciso di acquistare un terreno nel comune di Maia Bassa, sul quale erano in costruzione due ville; quando le due costruzioni vennero completate, venne aggiunta una chiesetta con la tipica cupola a cipolla. I lavori durarono alcuni anni, ma già nel 1897 la struttura riuscì ad accogliere i primi ospiti. Il 3 dicembre dello stesso anno venne inaugurata la chiesa dedicata a S. Nicola Taumaturgo. In onore della benefattrice la prima villa venne chiamata "Villa Borodine" e la seconda "Villa Mosca", sua città natale. La direzione delle strutture fu affidata a Faina von Messing, socia onoraria e segretaria dell'Associazione.
Fin dalla sua costituzione l'Associazione ricevette molte lettere di richiesta di sussidio dei russi che venivano esaminate dal consiglio, il quale selezionava i pazienti. Nonostante il succedersi di numerosi ospiti illustri in Villa, negli organizzatori prevalse sempre l'intento benefico della fondatrice, perciò la maggioranza degli ospiti era gente semplice, proveniente da tutti gli angoli della Russia.
L'attività regolare della comunità russa si interruppe nel 1914 con lo scoppio della Prima guerra mondiale.
Il regolamento della "Casa Russa" era piuttosto rigido. Gli ospiti – solo russi ortodossi – venivano accettati da metà settembre a metà maggio e sottostavano a regole severe: il riscaldamento era compreso nel prezzo da novembre a febbraio fino a 14° Reaumur (11,2° C). Al superamento di questa temperatura essi dovevano integrarne il pagamento. La biancheria della camera veniva cambiata due volte al mese, gli asciugamani ogni settimana; in camera era proibito cucinare, spostare mobili e tappeti e piantare chiodi. Non si potevano tenere cani, né strumenti musicali (gli ospiti potevano però utilizzare il pianoforte sito nella sala comune). Le discussioni politiche e religiose erano vietate. Non venivano accettati malati terminali per non turbare lo spirito degli ospiti.
La Casa Russa possedeva una biblioteca (con numerose riviste e libri in russo, francese, tedesco, inglese e italiano), una sala di lettura e di svago e un bel giardino a disposizione dei pazienti. Nelle sale comuni la luce veniva spenta alle 10 di sera. Per mantenere le abitudini degli ospiti e ricreare un ambiente a loro familiare nella Casa Russa si servivano piatti della tradizione russa.
Gli anni della guerra cambiarono la situazione della Casa Russa che si ritrovò in territorio italiano, isolata dalla Russia. Nonostante l'impegno dei pochi russi rimasti a Merano (soprattutto Faina von Messing e suo fratello) per far rifiorire la comunità, Villa Borodine andò in declino. A partire dagli anni quaranta, la struttura venne data in affitto a diverse associazioni, rischiò la demolizione, venne posta sotto la tutela delle Belle Arti e perse il suo scopo originario. Con il fallimento degli ultimi affittuari – che avevano anche fatto consacrare la chiesa al rito cattolico – il complesso fu messo all'asta e acquistato dal Comune di Merano che lo tenne inutilizzato, chiudendo persino la chiesa.
Nel 1991 l'Associazione culturale "Rus'" di Bolzano, su invito degli ultimi ospiti della Villa, ha fatto riconsacrare la chiesa al culto ortodosso e gestisce oggi per conto del Comune di Merano la biblioteca "Nadežda Borodina", eredità della "Casa Russa", con il suo antico patrimonio di libri e riviste, proponendo visite guidate alla chiesa ortodossa di San Nicola Taumaturgo e impegnandosi per diffondere la cultura e la lingua russa in Alto Adige.

Fonti archivistiche
Archivio della Villa Borodine di Merano

Bibliografia
Marabini Zoeggeler B. - Talalay M. La colonia russa a Merano. Per i cent'anni della Casa Russa "Borodine", Bolzano 1997.


Scheda aggiornata al 20 giugno 2020


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