Russi in Italia

Viktor Viktorovič Barjatinskij


Luogo e data di nascita: Odessa, 14 gennaio 1861
Luogo e data di morte: Vevey (Svizzera), 31 agosto 1915
Professione: ufficiale, musicista

Figlio di Viktor Ivanovič Barjatinskij e di Marija Apollinarievna Buteneva, studia al Liceo di Alessandro di Carskoe Selo, poi presta servizio come ufficiale nel reggimento Nižegorodskij ed è aiutante del generale M.I. Dragomilov.
È autore di due libri: il primo sul famoso zio Aleksandr Barjatinskij, conquistatore del Caucaso, il secondo sull’imperatore Alessandro I (Carstvennyj mistik, 1913).
Quando negli anni ’90 dell’Ottocento il padre si trasferisce a Roma per motivi di salute, lo segue insieme alla moglie Sofija Nikolaevna Kachanova (Kislovod, 11 agosto 1868 – Roma, 17 gennaio 1938) e vive con la famiglia a Palazzo Chigi. “L’appartamento dei Barjatinskie era uno dei più belli di Roma e stupendamente vi risuonava la musica” – scrive nei suoi ricordi S.M. Volkonskij , che traccia anche un ritratto dell’amico d’infanzia:


Barjatinskij era un uomo dotato di rare qualità e di rara, avvilente improduttività. Il suo carattere era proprio nemico dei suoi talenti: era uno degli uomini più musicalmente dotati che mi sia capitato di incontrare. La musica fluiva da lui come lava, quando si sedeva al pianoforte ed era ispirato – cosa che non capitava sempre, in quei casi suonava per un po’, all’improvviso scattava in piedi, spegneva la candela e finiva. Aveva un tocco molto particolare, dovuto oltre che alla sua natura musicale anche alla forma della mano dalle dita lunghe e forti, ma con i polpastrelli grandi, morbidi, come dotati di cuscinetti. La rotondità del suo suono era assolutamente unica, la musica fluiva a onde. Talvolta lavorava per quattro - cinque ore al giorno senza sosta per alcune settimane, talvolta sopraggiungevano mesi di deserto sonoro. Suonava come un pianista celebre alcune fughe di Bach, il trio di Čajkovskij, le sonate di Beethoven. Non solo la musica agiva in lui a ondate, anche il suo carattere era così: cordiale e affabile nei contatti, poteva spesso essere tetro, ritroso, spiacevole. Sfumava e illuminava con un raggio di sole queste tetre giornate di volubilità la moglie Sofija Nikolaevna, sempre splendida, sorridente, ospitale, sempre interessata a tutto, che sprizzava gioia di vivere intorno a se: il suo barometro segnava sempre “bello” (S.M. Volkonskij, Moi vospominanija, t. 1, pp. 292-293).


Nel 1911 in occasione dell’Esposizione internazionale per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, Barjatinskij invitò da Mosca un gruppo di coristi che si esibirono a casa sua e nelle sale della Filarmonica di Roma, riscuotendo un grande successo.

Viktor Barjantinskij muore in Svizzera a Vevey per una malattia renale e viene seppellito nel locale cimitero di San Martino (successivamente le sue ceneri sono state riunite a quelle della moglie nel cimitero di Testaccio a Roma).

 

Fonti archivistiche
Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Archivio della Biblioteca Gogol'.

 

Bibliografia

Ferrand J. Les familles princières de l’ancien Empire de Russie: Recueil généalogique. 3 vv. Vol. 2. Montreuil: J. Ferrand, 1980.
Волконский С.М. Мои воспоминания: в 2 т. Москва: Искусство, 1992. Том 1.


Link

http://old-kursk.ru/book/lagutich/hronica/hron049.html

http://old-kursk.ru/book/lagutich/bar080110.html

 

Antonella d'Amelia

14 settembre 2020



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