Russi in Italia

Elena Sergeevna Pisarevskaja

Ileana Leonidoff


Luogo e data di nascita: Sebastopoli, 3 marzo 1893
Luogo e data di morte: dopo il 1966
Professione: danzatrice, coreografa, attrice, insegnante di danza

Nasce a Sebastopoli dal vice ammiraglio Sergej Petrovič Pisarevskij (1848-1908) e da Kleopatra Gavrilovna Sudkovskaja (1859-1946), sorella del paesaggista Rufin Gavrilovič Sudkovskij (1850-1885).
È in Italia almeno dal 1911: se per la sua formazione di danzatrice orbita a Milano, secondo le fonti archivistiche della Pubblica Sicurezza risiede a Roma, insieme alla madre e alla sorella. Si presenta al pubblico italiano inizialmente come cantante lirica, partecipando a concerti e serate di beneficienza: il 6 marzo 1916 si esibisce al concerto del baritono Ivan Kopščik all'Accademia filarmonica di Roma con romanze su musiche di Pietro Mascagni e Anton Arenskij. Qualche mese più tardi prende parte allo spettacolo di musica e danza al Tea­tro Nazionale (Roma) in favore della Casa del Soldato, dove per una laringite è costretta ad accompagnare al piano l'altra protagonista della serata, Tais Galickaja. Allo spettacolo assiste Anton Giulio Bragaglia che, oltre a recensire l'evento su «Cronache d'attualità», sceglie le due artiste per il suo film Thaïs, con le scenografie di Enrico Prampolini: Ileana interpreta la danzatrice Bianca Bellincioni Stagno (protagonista della Thaïs di Massenet al Costanzi), impegnata in uno dei primi quadri del film in una danza mimoplastica. 
Nel giugno 1918 collabora nuovamente con Prampolini, quando all'inaugurazione della Mostra d'arte indipendente in favore della Croce Rossa alla Galleria "L'Epoca" di Roma, presenta al pubblico una serie di danze mimoplastiche: Il cigno di C. Saint-Säens, La passione su musica di A. Borodin e La morte di N. Rimskij-Korsakov, eseguite con l'accompagnamento del tenore Emmanuil Rjadnov davanti ad alcuni personaggi chiave della colonia russa romana, come Vladimir Nikolaevič Zabugin o Ol'ga Resnevič Signorelli, e a volti noti dell'epoca, quali le attrici Soava Gallone e Emma Grammatica, il regista Aldo Molinari e il compositore Ottorino Respighi, che saranno i suoi compagni d'avventura nei Balli russi Leonidoff.
Alla giovane danzatrice viene riconosciuto il primato della creazione della mimoplastica, teorizzata in un suo scritto-manifesto, apparso qualche mese prima sulla rivista «Il Mondo», con il titolo Il mimodramma. È Ileana stessa a fornire un modello della sua concezione artistica, quando ricorda il mimodramma Giuditta su musica di Arrigo Pedrollo, da lei eseguito durante la tournée del 1916 con la compagnia di Nicola Guerra in Italia e all'estero. Le stesse danze originali erano state da lei interpretate al teatro Costanzi di Roma – qualche mese prima della performance alla Galleria L'Epoca – in Il carillon magico, su musica di Riccardo Pick-Mangiagalli e coreografia di Raffaele Grassi, con Cia Fornaroli (Colombina) e Erminia Vignati (Arlecchino). Nello spettacolo l'artista aveva dato vita a un malinconico Pierrot, "assai eloquente nel suo mutismo", che venne letto come manifestazione di un nuovo linguaggio coreutico "russo" (Gasco, «La Tribuna», 13 marzo 1919). Sempre nel 1919 sarà nuovamente al Costanzi nella Carmen.
La partecipazione al film Thaïs di Bragaglia e le doti mimico-espressive spianano alla danzatrice la strada del cinema: tra il 1917 e il 1922 è protagonista di circa quindici pellicole, collabora con illustri registi del cinema muto italiano, da Leopoldo Carlucci, che la sceglie per la sua trasposizione cinematografica della commedia a sfondo politico di Vincenzo Morello La flotta degli emigranti (1907), a Augusto Genina in Il siluramento dell'Oceania (1917); da Febo Mari con Attila, flagello di Dio (1918) a Vasco Salvini in Stradivarius (1918); da Eleuterio Rodolfi in Il mistero della casa di fronte (1919) a Mario Corsi con Kitra, fiore della notte (1919) e a Pier Antonio Gariazzo che la scrittura per il lungometraggio La Sacra Bibbia (1920), al fianco di Bruto Castellani, Augusto Mastripietri e Carlo Lanner. Due sono le pellicole di quegli anni in cui Ugo Falena si avvale di Ileana: Giuliano l'Apostata (1919), dove interpreta il ruolo di Eusebia e Il volo degli aironi (1920) accanto a Maria Melato, Ignazio Maniscalchi, Rina Calabria e Eduardo Scarpetta. Per la Vera film e sotto la guida di Aldo Molinari, già regista della pellicola "futurista" Mondo baldoria, prende parte a Saffo (1917), Il mistero di Osiris (1919) – trasposizione della novella dalle tinte horror di Marie Corelli Ziska (1896) – e a Giuditta e Oloferne (1920), film riproposto in un remake di Baldassarre Negroni (1928) interpretato dalla danzatrice russa Ja Ruskaja.
La collaborazione tra Ileana Leonidoff e Aldo Molinari non si esaurisce con l'esperienza cinematografica: nel 1920 creano infatti la compagnia i Balli russi Leonidoff. Molinari si occupa brillantemente delle scenografie e dei costumi degli spettacoli interpretati o coreografati da Ileana Leonidoff. L'esordio della compagnia sulla scena romana è preceduto il 22 maggio 1920 da una serata di beneficenza, un "garden party" organizzato dalle dame della buona società della capitale nella cornice di Palazzetto Venezia. Nella stessa serata si esibiscono Ileana Leonidoff, sua sorella nota al pubblico come Lida Marskaja, il mimo Armianov, un giovanissimo Vittorio De Sica e Bianca Bellincioni Stagno. Ileana Leonidoff esegue La danza del cigno che riscuote notevole successo tra il pubblico.
Il debutto della compagnia al Quirino di Roma (la prima il 28 maggio 1920) è salutato come una gradita sorpresa, soprattutto per il talento di Ileana Leonidoff, "per il duplice successo da lei riportato come danzatrice e come maestra di coreografia" (A.G., «La Tribuna», 29 maggio 1920). Tra le coreografie presentate: Fantasia indiana, Sèvres de la vieille France, Canzoni Arabe, Foglie d'Autunno e Pirrica. Temi e ambientazioni,  fusione di più coreografie nella stessa serata, cura dei costumi e della scenografia avvicinano in parte la neonata compagnia ai Ballets Russes originali, anche per la collaborazione di Ottorino Respighi che aveva composto per la compagnia di Sergej Djagilev le musiche di La boutique fantastique e Le astuzie femminili.

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Dopo un'estate trascorsa in tournée, i Balli russi Leonidoff tornano nella capitale, questa volta sulla prestigiosa ribalta del Teatro Costanzi, che in primavera aveva ospitato i Ballets Russes. Rispetto alla precedente data romana, Ileana Leonidoff offre al pubblico due nuove coreografie: Scherzo veneziano (nota anche come Le astuzie di Colombina) e Fiaba russa, entrambe molto apprezzate dal pubblico. Ancora una volta, si loda il successo dei Balli russi Leonidoff che pur non potendo vantare "la vastità d'organizzazione della primogenita, nota per le glorie di Shéhérazade e Cleopatra", viene apprezzata per la messinscena che "non teme confronti" (Anonimo, «La Tribuna», 21 novembre 1920) e per il risultato originale offerto da una collaborazione russo-italiana.
Dopo il successo romano, la compagnia intraprende una lunga tournée in Italia e all'estero. Il 24 dicembre 1920 è al Teatro Massimo di Palermo, nel marzo 1921 al Comunale di Bologna e, successivamente al Lirico di Milano. Nello stesso anno, i Balli russi Leonidoff (presentati sulla stampa ormai come "Balli russi") sono sulla ribalta della Fenice dal 26 al 31 marzo. Il favore ottenuto dalla compagnia è notevole, Ileana Leonidoff viene riconosciuta come "ge­niale creatrice" di balli che si caratterizzano per "il loro valore estetico e per la loro finezza veramente signorile" (Anonimo, «Gazzetta di Venezia», 30 marzo 1921) ed è invitata nell'estate dello stesso anno a una lunga stagione di danze e spettacoli al teatro dell'Excelsior al Lido dal 20 luglio al 31 agosto. Oltre alle già note coreografie presentate nella città lagunare in primavera, al pubblico veneziano sono offerte una serie di pantomime di eco gozziana, frutto della collaborazione con Ludovico Toeplitz de Grand Ry. Tre queste Le risorse di Arlechina, El Cavadenti ovverosia L'Amoroso incanto o La morte in tabarro e bauta, La spada insanguenada, Arlechin miedego per amor e Pantalon contento per forza, ispirato da un antico canovaccio intitolato Il medico volante, già noto grazie a Molière. Il sodalizio della danzatrice con Venezia si fa ancora più stretto nel marzo dell'anno successivo, quando a Ileana viene conferita la cittadinanza ad honorem.
Al ritorno a Venezia si aggiungono quelli a Milano, Roma e Bologna. Nel marzo 1922 la compagnia replica a Milano al Teatro Dal Verme, dove presenta, oltre al repertorio già noto, La Tragedia del mago Balanzon, azione mimata su musica di Sommi-Basilewsky, pseudonimo del compositore Guido Sommi-Picenardi, figlio di Nadine Bazilevskaja. Nello stesso mese Ileana Leonidoff ritorna al Quirino di Roma con alcune nuove creazioni: Fêtes Persanes, su musiche di F. Glinka, A. Rubinštejn e N. Rimskij-Korsakov, e la Pazzia di Ofelia, lavoro per il quale si ispira a una giovane malata, che osserva in un manicomio nei dintorni della capitale.
La tournée del 1922 rappresenta per Ileana una conferma di quanto il pubblico apprezzi le sue danze e le sue coreografie. Una tappa importante in aprile è Brescia: dopo una serie di spettacoli l'ultima sera Ileana viene omaggiata da una copia del Notturno inviatale da Gabriele D'Annunzio con dedica autografa. Il successo si ripete a Bologna, dove Ileana si esibisce in tre rappresentazioni il 15, 16 e 17 aprile 1922, per poi raggiungere per la prima volta la città di Firenze e, nel mese di maggio, Torino con una serie di spettacoli al Teatro Alfieri: qui come altrove l'artista è presentata come l'ormai unica icona della danza russa in Italia.
In breve volgere di tempo la compagnia Leonidoff si fa conoscere anche all'estero: Austria, Germania, Paesi Bassi, Francia, Inghilterra; tra la fine del 1922 e la primavera del 1923 è in Francia, dove i Ballets Russes avevano trovato un uditorio particolarmente attento e dove la tradizione italiana era molto considerata, qui la coreografa preferisce presentare al pubblico la sua compagnia con il nome Balli Leonidoff, evitando la dicitura "balli russi" che in Italia le aveva portato fortuna. Questa strategia di "immagine" si riscontra anche per la tournée dell'anno successivo in Inghilterra: a Londra, nella primavera del 1924, Ileana viene presentata come la stella indiscussa dell'Italian Ballet, uno dei migliori frutti dell'arte italiana esportata in terra anglosassone. Tuttavia la tournée inglese non solo si rivela inferiore alle aspettative, ma segna la fine dell'esperienza quadriennale dei Balli Russi Leonidoff (o Balli Leonidoff o ancora Italian Ballet). Per i mancati introiti, il marito di Ileana (Massera che Ileana aveva sposato nel 1920), alla vigilia del loro rientro a Milano viene denunciato per debiti e imprigionato a Brixton, secondo un'antica legge inglese sui debitori stranieri in procinto di lasciare il paese.
La notizia dell'arresto e il mancato successo della tournée londinese non intaccano tuttavia la fama di Ileana Leonidoff che ben presto torna a danzare nei teatri italiani con un nuovo partner Dmitrij Rostoff, entrato a far parte della sua compagnia proprio a Londra. Uno dei principali avvenimenti del suo ritorno in Italia è la rappresentazione nell'agosto del 1926 di La Sulamita (musica di Amilcare Zanella, libretto di Antonio Lega) al Teatro Rossini di Pesaro, e soprattutto il rientro nella capitale nel 1927 con una serata di danze al teatro Quirinetta, accolto da un autentico successo di critica e pubblico, che segna un momento fondamentale nel percorso artistico della danzatrice, nominata quella estate direttrice della prima scuola di danza del Teatro Reale dell'Opera. Non solo Ileana Leonidoff è riconosciuta come danzatrice ufficiale del regime, capace di dialogare con le massime istituzioni del Governatorato di Roma e del Paese, ma insieme al nuovo partner Rostoff l'artista più acclamata e invitata in occasione di importanti eventi celebrativi della vita nazionale: nel luglio 1927, nel corso dei festeggiamenti per l'approdo della flotta navale italiana a Ostia, si esibisce nel giardino del Museo Mussolini; sempre in estate prende parte all'inaugurazione delle Olimpiadi Universitarie di Roma; in autunno è una delle protagoniste dello spettacolo di musica e danze nella cornice del cerimonioso party a Villa Celimontana offerto a Lord Major e alla sua famiglia in visita a Roma. 
Nel novembre 1927, dopo accurate selezioni, Ileana apre i battenti della Scuola di danza che si propone da un lato di creare un corpo di ballo femminile di giovani fanciulle di buona famiglia educate all'arte, dall'altro di rilanciare in Italia la danza maschile grazie all'apertura di classi per bambini ed adulti guidate da Dmitrij Rostoff. Accanto alle lezioni per i più piccoli, la scuola si propone di formare in breve tempo anche il corpo di ballo del Teatro Reale dell'Opera in grado di esibirsi sin dall'inizio della stagione 1928: Ileana Leonidoff è sul palco del Teatro con alcuni allievi il 29 febbraio nella Carmen e il 7 marzo nell'Aida.
Il primo vero e proprio balletto presentato al Teatro Reale dell'Opera è La giara di Alfredo Casella, il 7 aprile 1928, nell'allestimento di Alessandro Magnoni, con la direzione dello stesso Casella. Accanto a Ileana nel ruolo di Nela, Dmitrij Rostoff (Don Lollò Zirafa), Markov (Zi' Dima Licasi), Alberto Felici (Il Fidanzato), M. Bebi, E. Fioretti, C. Blagučina (Le tre ragazze). Alla chiusura della stagione lirica il teatro ospita l'ultima tappa della prima tournée italiana di Anna Pavlova. A Ileana Leonidoff spetta invece il compito di preparare i propri allievi al saggio di fine anno.
Il suo lavoro di direttrice, coreografa, maestra e prima ballerina del Teatro prosegue ancora fino al 1931, quando il Governatorato opera un primo bilancio delle attività del teatro e della scuola. Gradualmente a Ileana Leonidoff si sostituisce nella coreografia Placida Battaggi, in quanto sono diventate sempre più palesi le mancanze di un corpo di ballo dilettantistico che, nonostante i grandi sforzi e l'entusiasmo di Ileana e di Rostoff, non è all'altezza delle aspettative del massimo teatro romano. Il sodalizio con il Governatorato che l'aveva scelta si scioglie: alla guida della scuola subentra Nicola Guerra, mentre Ileana Leonidoff e Dmitrij Rostoff insieme ad alcuni allievi partono per una lunga tournée in Italia e all'estero che li vede danzare in primo luogo alla Pergola di Firenze nel giugno 1931. Resta comunque importante il ruolo pioneristico ricoperto dall'artista russa per l'affrancamento della danza femminile da logori stereotipi, per la rivoluzionaria valorizzazione della pedagogia coreutica maschile e per l'esempio di donna intraprendente e padrona del proprio destino che è riuscita a dare, proprio negli anni in cui il Fascismo codificava un'immagine femminile nettamente diversa.
Dal dicembre 1932 Ileana lascia l'Italia con Rostoff per una lunga tournée estera: nel 1933 si esibisce all'Opera Italiana (Italiaansche Opera) in Olanda. Successivi fondamentali avvenimenti della vicenda umana e professionale dell'artista saranno il ‘divorzio' da Rostoff che proseguirà il proprio percorso nei Balletti Russi del Colonel de Basil, diventando un nuovo astro di Michail Fokin; il secondo matrimonio con il regista francese André Gardes e, il più importante e decisivo, l'emigrazione in Sudamerica. Già nel marzo 1934, Ileana collabora in qualità di coreografa con l'Opéra Russe di Parigi del principe georgiano Aleksej Cereteli nell'allestimento al Calderon di Barcellona di Zar Saltan, Boris Godunov e Sadko, per la direzione di Aleksandr Labinskij e l'interpretazione di Marija Davydova. Nell'estate dello stesso anno lavora all'Arena di Verona alle coreografie di La Gioconda di Amilcare Ponchielli e a Loreley di Alfredo Catalani, con la scenografia di Nikolaj Benua, la regia di Francesco Frigeri. Tra i danzatori figurano Bianca Gallizia, Alberto Felici, Ada Spicchiesi – già allievi della Leonidoff al Teatro Reale dell'Opera – Natalija Zveiberg e Marija Dusse.
Tra gli eventi più importanti degli ultimi anni di permanenza dell'artista russa in Italia si ricorda la coreografia di Mahit di Riccardo Pick-Mangiagalli che va in scena il 27 dicembre 1938 alla Scala di Milano con discreto successo: la danzatrice da lei guidata, Nives Poli, viene lodata sia nelle parti danzate, sia in quelle mimate. E il 25 febbraio 1939 la coreografia di Il cappello a tre punte di Manuel de Falla al Teatro Carlo Felice di Genova. Probabilmente l'artista emigra in Sudamerica con André Gardes, dopo la morte della madre, avvenuta a Nizza nel 1946. Con ogni probabilità nel 1947 ha già intrapreso le nuove febbrili attività in Argentina al Teatro Cervantes e al Municipal di Buenos Aires, dedicandosi al contempo all'insegnamento a La Plata. Il successo maggiore arriva in due paesi che la ospiteranno tra gli anni Cinquanta e Sessanta: la Bolivia e l'Ecuador. Al principio degli anni Cinquanta, nell'ambito di un vasto progetto di qualificazione culturale del Paese, con la creazione del primo teatro lirico nazionale, vengono invitati nel paese insegnanti e artisti di fama internazionale tra cui Ileana Leonidoff e André Gardes. Con la rivoluzione il progetto del teatro viene meno, ma Ileana riesce a portare avanti i progressi del Ballet boliviano e a dar vita ad una vera e propria Accademia di danza (l'Academia Nacional) che il 23 settembre 1953 le varrà la nomina del presidente della Repubblica Victor Paz Estensorro a Cavaliere del lavoro e l'assegnazione del Condor de los Andes (importante precedente per le donne boliviane nel loro percorso di emancipa­zione sociale e culturale).
In seguito è invitata in Ecuador per creare la Escuela de ballet de Guyaquil; qui trascorre otto anni, riuscendo a ripetere quanto le era riuscito già in Italia alla guida della scuola di danza del Teatro Reale dell'Opera: vincere una serie di pregiudizi sull'immagine della danzatrice e dare impulso alla osteggiata danza maschile. Dopo una serie di successi lascia il paese nel 1962 per trasferirsi in Perù, dove rimarrà sino al 1965.
Le ultime notizie sulla danzatrice e coreografa risalgono al 1966, quando i giornali peruviani annunciano che è ritornata in Europa.

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Inquadratura del film Thais di A.G. Bragaglia

Pubblicazioni
I. Leonidoff, Il mimodramma, «Il Mondo» (Milano), 1918, n. 15, p. 10.

Fonti archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari Generali e Riservati, 1920, cat. A11, b. 11, f. Leonidoff Helene n. 275.
Archivio privato della famiglia Massera-Girsfel'd-Tokarev

Bibliografia
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Anonimo, "Fenice. - Ore 20.45 Balli russi", «Gazzetta di Venezia», 29 marzo 1921, p. 4
Anonimo, Teatri e Concerti: Fenice, «Gazzetta di Venezia», 30 marzo 1921, p. 4
Anonimo, La serata di I. Leonidoff, «La Provincia di Brescia», 6 aprile 1922, p. 3.
Anonimo, Il Successo di "Sulamita" al Rossini di Pesaro, «Il Resto del Carlino», 3 agosto 1926, p. 3.
Anónimo, La fundación del teatro lírico, «Ultima hora», 25 de julio de 1951.
Anonymous, Italian Ballet for Covent Garden, «Gentlewoman», 15 March 1924, p. 277.
G.B., La Scuola di ballo sorta sotto l'egida del Governatorato, «Il Piccolo», 1 febbraio 1928, p. 4.
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Nota
Nei documenti italiani s'incontra come Elena Pissarewski, Ileana Leonidoff, Leonidov, Helene Leonidoff.

Nell'immagine in alto Ileana Leonidoff nel film La sacra Bibbia (1920)

Laura Piccolo
Scheda aggiornata al 1 novembre 2018


Manifesto del film Saffo



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