Russi in Italia

Aron Abramovič Vizner


Luogo e data di nascita: Lodz, 23 dicembre 1883
Luogo e data di morte: Mosca, 21 agosto 1937
Professione: rivoluzionario, giornalista

Membro della socialdemocrazia del regno di Polonia e Lituania (SDKPiL), lascia la Polonia per curarsi dalla tubercolosi in Italia e nel sud della Francia. Trascorre in Italia il decennio 1913-1923.
Si stabilisce inizialmente a Genova, dove arriva nel novembre 1913, iscrivendosi subito al Partito socialista italiano. A Torino, dove vive nel 1917, è molto attivo nella redazione de «Il grido del popolo», dell’edizione locale di «L’Avanti!» e di «L’Ordine Nuovo». È amico di Antonio Gramsci, che si avvale della sua competenza per far conoscere al lettore italiano temi e documenti riguardanti la rivoluzione russa e, in particolare, le posizioni dei bolscevichi e di Lenin (Caprioglio 1976, p. 107). A Vizner sono attribuite traduzioni di articoli russi, diversi pezzi anonimi e articoli firmati con gli pseudonimi Es-Dek (“social-democratico”) e Murzyn (“il negro” in polacco). È verosimile che siano suoi o scritti sotto la sua diretta influenza alcuni articoli anonimi tradizionalmente attribuiti a Gramsci, come L’intellighenzia russa («Il grido del popolo», 19 ottobre 1918), mentre è data per certa la sua paternità dell’importante articolo L’opera di Lenin («Il grido del popolo», 14 settembre 1918), una delle prime interpretazioni complessive di Lenin apparse sulla stampa socialista italiana da sempre attribuita a Gramsci (Caprioglio 1976, p. 110).
A Roma vive con la moglie Francesca Dobrzynska e il figlio Giovanni Giuseppe, nato a Torino nel 1915 (risiedono in via San Salvatore in Campo). È impiegato nella Società di assicurazioni Venezia, iscritto al circolo socialista di Trastevere e fino al 1921 è redattore del bollettino ufficiale del PSI. Risulta in seguito impiegato nell’ufficio commerciale russo dell’ing. Michail Vodovozov (via Lombardia 40) e dal 1922 addetto alla Delegazione commerciale sovietica.
Nei documenti della polizia, che lo sorveglia, sono indicate come sue frequentazioni assidue l’architetto Boris Iofan e la moglie Ol’ga Sasso Ruffo, residenti a Narni, dove Vizner organizza riunioni con socialisti italiani di sinistra ed emissari bolscevichi.
Nel gennaio 1921 partecipa al Congresso di fondazione del PC d’Italia a Livorno come membro della frazione comunista. In questo periodo il suo pseudonimo è Walter Francesco.

Rientrato da un viaggio a Mosca, nel gennaio 1923 si stabilisce a Nervi e poi a Genova, impiegato come corrispondente commerciale della locale Delegazione sovietica. Nel dicembre 1923, a seguito di una lunga indagine della prefettura di Genova, il Ministero degli Interni è sollecitato a dare un parere circa la proposta di espulsione di Vizner e di altri russi. Mussolini si pronuncia a sfavore del provvedimento e in generale suggerisce cautela nei confronti dei russi comunisti in Italia:

“Questo Ministero ha preso debita visione delle ultime informazioni trasmesse da codesta Divisione Generale circa il signor Aronne Wisner, e non ha difficoltà a riconoscere che tanto il Wisner, quanto altri sudditi russi soviettistici residenti a Genova e sorvegliati dalla Polizia, frequentano di preferenza gli ambienti comunisti e i più noti sovversivi del luogo. La deduzione di codesta Direzione Generale, che tali frequentazioni verosimilmente servono alla propaganda dell’idea comunista e a rapporti, anche illeciti, fra Mosca e il movimento comunista italiano, è pure condivisa dallo scrivente.
È però d’uopo anche riconoscere essere purtroppo inevitabile che russi comunisti dimoranti in Italia scelgano di preferenza la convivenza e la frequentazione di comunisti italiani; e se, in mancanza di una più precisa prova che l’attività loro ricade sotto la sanzione delle leggi e dei regolamenti, tale convivenza e frequentazione fosse sufficiente per provocare misure contro i suddetti, dovrebbesi ammettersi a-priori il principio che nessun russo aderente al regime bolscevico può rimanere nel Regno.
Aggiungo inoltre che, come cotesta Direzione Generale facilmente potrà constatare, manca una sufficiente base per richiamare utilmente l’attenzione o comunque protestare presso la Rappresentanza di Russia circa l’attività degli individui di cui è presentemente oggetto. Eventuali provvedimenti di espulsione, poi, (che, ai semplici fini della pubblica quiete in Italia, sarebbero certamente desiderabili) provocherebbero immediatamente l’intervento della Rappresentanza stessa, possibili rappresaglie contro gli italiani che trafficano in Russia, e incidenti che occorre in questo momento evitare.<
Questo Ministero desidera d’altronde confermare che approva pienamente l’opera di sorveglianza esercitata dalla Regia Prefettura di Genova e che si rende ben conto dell’importanza delle sue informazioni. Queste (mi) riescono sempre utili per seguire da vicino l’attività internazionale bolscevica e non mancheranno di essere utilizzate al momento opportuno. Mussolini” (Il Ministero dell’Interno alla Prefettura di Genova, 10 dicembre 1923. ASMAE, Affari Politici 1919-30, b. 1540, f. Ufficio sorveglianza russi).

Nonostante la prudenza suggerita dal capo del governo, gli uffici della delegazione sovietica e gli appartamenti degli impiegati subiscono una pesante perquisizione e i funzionari Aron Vizner, Jacques Aronson e Giuseppe Livschitz, accusati di offrire supporto ai comunisti italiani a scopi sovversivi, vengono espulsi dall’Italia.

Rientrato a Mosca, Vizner lavora nel Soccorso rosso internazionale (MOPR) e nella sezione estera del Glavlit. Nel 1925 frequenta Gramsci e altri comunisti italiani durante la loro permanenza a Mosca, prestandosi anche come interprete. In seguito, per circa dieci anni, è capo del gabinetto politico di Molotov. Nel 1937 è vittima insieme al figlio delle purghe che colpiscono il partito comunista polacco. Riabilitato nel 1967.

Pubblicazioni
Murzyn, La costituzione soviettista, "L'Ordine Nuovo", 24 maggio 1919, n.3, pp. 23-24.
Aron Wizner. Quattro scritti (a cura di Sergio Caprioglio), in Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica. 1. Annali 1975, Torino, Guanda, 1976, pp. 117-156.

Fonti archivistiche

Archivio centrale dello Stato, Roma, Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari generali e riservati, 1924, A11, b. 12, f. Wisner Aronne di Giacomo.
Archivio centrale dello Stato, Roma, Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari generali e riservati, 1928, A16, b. 135, f. Sceftel Marco, Stanislawski Guitil, Erlich Alessandro
ASMAE, Affari Politici 1919-30, b. 1540, f. Ufficio sorveglianza russi.

Bibliografia
S. Caprioglio, Un “compagno polacco” citato da Gramsci, «Rinascita», 13 marzo 1965, p. 30.
A. Oberti, Omaggio alla memoria di Aron Wizner, «Rinascita», 20 marzo 1965, p. 31.
S. Caprioglio, Aron Wizner, un collaboratore di Gramsci al “Grido del Popolo”, in Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica. 1. Annali 1975, Torino, Guanda, 1976, pp. 103-116.
A. Venturi, L'emigrazione russa in Italia 1917-1921, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 211-213.
Ja. V. Leont'ev, Gruppa "russkich bol'ševikov" v Italii i emissary Kominterna (1917-1922), in Russkie v Italii: kul’turnoe nasledie emigracii, Moskva, Russkij put', 2006, pp. 57-58.

Note
Per un elenco completo degli articoli usciti sulla stampa italiana attribuibili a Aron Wizner, cfr.: S. Caprioglio, Aron Wizner, un collaboratore di Gramsci al “Grido del Popolo”, in Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica. 1. Annali 1975, Torino, Guanda, 1976, pp. 114-115.
Nella stampa italiana s’incontra come Jilinsky Wiesner, Wisner, Wizner.

Agnese Accattoli, Jaroslav Leont'ev
Scheda aggiornata al 1 novembre 2020


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