Russi in Italia

Viktor Michajlovič Černov


Luogo e data di nascita: Chvalynsk (governatorato di Saratov), 25 novembre (7 dicembre) 1873
Luogo e data di morte: New-York, 15 aprile 1952
Professione: uomo politico, scrittore
Residenza:


Černov visse con regolarità in Italia a partire dal 1911, quando abbandonò la Parigi del suo secondo esilio e si trasferì con tutta la famiglia in Liguria, dove pur conservando rapporti molto stretti con la capitale francese ebbe la sua residenza più stabile fino al momento del rientro in patria nel 1917. Già prima degli anni ’10 egli aveva immaginato e pensato l’Italia in modo così significativo, da rendere impossibile parlare dei suoi anni italiani senza conoscere quelle immagini e quei pensieri. Il caso italiano - i caratteri particolari della realtà economico-sociale e politica dell’Italia all’interno del quadro europeo - gli era stato infatti presente negli anni della sua definitiva formazione intellettuale e politica, condizionandone profondamente il pensiero.

Era emigrato per la prima volta in Svizzera nel 1899, con il proposito di approfondire la conoscenza del socialismo occidentale ma anche di ricreare l’originaria fiducia del socialismo russo nelle capacità rivoluzionarie del mondo contadino, che egli stesso aveva direttamente sperimentato nelle campagne intorno a Tambov. Nel giro di pochi anni divenne così il maggiore teorico e ideologo del nuovo Partito dei socialisti-rivoluzionari (PSR), nato all’inizio del Novecento come originale fenomeno di sincretismo rivoluzionario, momento di sintesi tra diverse fisionomie del socialismo russo e di quello europeo-occidentale e simbolo della mutazione sociologica legata alla comparsa dei partiti moderni. Avviando un gioco di rimandi intellettuali destinato a durare un ventennio, tra Otto e Novecento elaborò una nuova teoria dello sviluppo europeo e un vero e proprio modello russo-italiano.

Il pensiero di Černov era un tipico esempio di neopopulismo, diverso da ogni contemporanea sopravvivenza del tradizionale socialismo russo e più simile a una forma di post-marxismo, di innovativo revisionismo russo. Il suo modello dello sviluppo europeo si fondava sull’osservazione di una serie di particolarità che gli sembravano accomunare la Russia e l’Italia: capitalismi nazionali molto deboli e tardivi, un'intelligencija particolarmente proletarizzata e dalle aspirazioni socialiste, e un mondo contadino dallo spirito collettivista e rivoluzionario. Estendeva le particolarità di questo modello anche all’Ungheria, cancellando così definitivamente la vecchia idea di "originalità", di "singolarità" russa (samobytnost') cara al populismo ottocentesco e fondando invece una nuova categorizzazione delle periferie europee. Era un modo di negare l’unilinearità dello sviluppo storico del continente, come appunto già aveva fatto il populismo, ma senza rinviare più né a singole realtà nazionali né a concezioni universaliste, e definendo invece tipologie economiche e sociali proprie delle diverse regioni europee, fasce plurinazionali delimitate da propri peculiari modelli anche culturali e politici. L’Europa esisteva, ma era attraversata da profonde differenze al proprio interno, impossibili da definire in termini esclusivamente nazionali. Questa tipica geografia del neopopulismo emerse chiaramente nel 1900 da una serie di saggi di Černov intitolati Tipi di evoluzione capitalistica e agraria comparsi sulla stampa legale russa, ma due anni più tardi egli completò la parte più direttamente operativa del suo ragionamento in un opuscolo edito invece dalla stampa clandestina del nuovo partito, intitolato Cosa ci insegnano i movimenti socialisti ungherese e italiano? Qui erano chiaramente espresse le conclusioni politiche cui stavano giungendo i socialisti-rivoluzionari russi, impegnati nella costruzione di un movimento nuovo, che cercava la sua base sociale tanto nel mondo contadino quanto nella nuova intelligencija impoverita delle periferie europee e nella popolazione operaia.

Nelle sue mani, tuttavia, il caso italiano assunse anche forme comunicative assai diverse. Negli ultimi anni dell’Ottocento, quando il movimento rivoluzionario russo aveva perso ogni speranza nella possibilità di entrare in contatto con il mondo contadino, nelle campagne della Russia centrale Černov aveva incontrato i miti popolari dei vecchi credenti, il loro linguaggio evangelico, le loro utopie contadine sui paradisi lontani, e si era convinto - in parte riprendendo un’idea ricorrente nella storia del movimento rivoluzionario russo, fin dal tempo di Herzen - di avere trovato qui il giusto strumento per la creazione di opere molto popolari, adatte alla propaganda diretta, che accompagnassero la logica del lettore contadino con il suo specifico linguaggio. Nel 1900, per propagandare il modello russo-italiano Černov creò quindi un efficace mito fondatore delle sue idee attraverso una sorta di fiaba propagandistica centrata su’esempio dei Fasci siciliani, il più ampio movimento contadino dell’Europa di quegli anni, ma anche esempio dell’azione dei nuovi intellettuali declassati. Scrisse per questo un testo intitolato Le unioni contadine in Sicilia (comparve anche come I poverelli dell'isola felice, e Sotto il sole del sud), destinato alla lettura collettiva nei villaggi e redatto quindi nelle forme della più tradizionale narrazione fiabesca. Per facilitarne la diffusione, in alcuni casi il testo venne pubblicato anche con falsi visti di censura e camuffato in forma di lettura popolare promossa dal ministero dell’Educazione, o addirittura da quello degli Interni, mezzi che gli assicurarono un notevole successo e sette diverse edizioni fino alla rivoluzione del 1905.

Dopo il fallimento della prima rivoluzione Černov iniziò a frequentare regolarmente l’Italia e viverci stabilmente, quando però le sue elaborazioni ideologiche e i suoi interessi politici avevano oramai preso una strada diversa, in conseguenza delle nuove esperienze della larga vita democratica russa del periodo rivoluzionario e della guida di un vero partito di massa. Rientrato in patria con l’amnistia del 1905, ne era uscito nuovamente nel 1908 per tornare in emigrazione a Parigi, dove sarebbe vissuto tre anni. La svolta successiva della sua vita, che lo avrebbe portato in Liguria, fu invece il clamoroso scandalo che quasi distrusse il partito, legato alla scoperta che il capo della sua Organizzazione di combattimento Evno Azev era in realtà al soldo della polizia, e quindi che gran parte dell’attività terroristica del PSR era stata condotta sotto il controllo del governo. In seguito alla pubblicazione delle conclusioni della commissione d’inchiesta del partito, che dava dure valutazioni dell’operato del gruppo dirigente e dello stesso Černov, egli si dimise dalla delegazione estera del Comitato centrale del partito e dalla redazione del suo organo centrale e nella primavera 1911 partì con la famiglia per l’Italia, a segnare anche fisicamente un periodo di distacco dalla più diretta attività politica.

Date e luoghi precisi dei suoi spostamenti non sono facili da individuare con certezza, nella Liguria della tarda età giolittiana. La testimonianza della figlia Ol’ga Černova-Andreeva, in genere assai utile, ci parla di una prima sistemazione a Fezzano in una villa non molto lontana da quella della famiglia di Aleksandr Amfiteatrov, fino a quel momento il principale patriarca e finanziatore della colonia socialista russa sul golfo di La Spezia. In base alle testimonianze di informatori non sempre attendibili, la fragile e inesperta polizia italiana parla invece di un Černov giunto qui già nel settembre 1910, proveniente da Cavi di Lavagna, e trasferitosi a Nervi alla fine del 1912: due luoghi in cui egli non visse mai stabilmente ma che certo frequentò, già negli anni di Parigi, all’interno di una ben ramificata rete di relazioni tra le varie colonie degli emigrati. A Cavi di Lavagna, in particolare, era stato ospite di Amfiteatrov prima che questi si trasferisse nel 1910, e anche in seguito sarebbe rimasto in rapporti con il gruppo là raccolto a partire dal 1909 intorno a Evgenij Kolosov. 

Černov e la sua famiglia sarebbero rimasti a Fezzano poco più di un anno, in una casa frequentata da tutta una serie dei più simbolici rappresentanti sia della nuova generazione dei socialisti-rivoluzionari sia dei vecchi testimoni del populismo russo. Il caso più evidente di tale continuità è quello di Vasilij Suchomlin, che di lì a poco avrebbe spiegato e commentato la rivoluzione del 1917 per i socialisti italiani, e contemporaneamente di suo padre V.I. Suchomlin, dell’ultima "Narodnaja Volja". Nel loro caso ebbe un ruolo anche l’indiretta parentela con la moglie di Černov, Ol’ga Kolbasina-Černova, ma nel complesso i personaggi ricordati nella testimonianza della figlia mostrano un eccezionale spaccato dell’emigrazione socialista-rivoluzionaria, ben illustrando la larga diversificazione di quell’ambiente. A casa Černov passarono infatti, in diversi momenti, personaggi come il primo traduttore in russo del Capitale German Lopatin, il futuro dirigente della sinistra del partito al governo con Lenin nei primi mesi del 1918, Boris Kamkov, ma anche – provenienti da Cavi di Lavagna - veri e propri terroristi come Natal’ja Klimova, condannata per il terribile attentato al ministro Stolypin dell’estate 1906.   

Nei primi mesi dell’esilio italiano, la scelta di Černov di concentrarsi più sull’attività pubblicistico-letteraria che su quella direttamente politica lo portò anche a partecipare per qualche mese, con Gor’kij e Amfiteatrov, alla redazione della rivista legale “Sovremennik”, che nel 1911 divenne in qualche modo l’organo culturale dell’emigrazione russa in Italia. Nel complesso, però, il mito italiano da lui così attentamente creato, quello della piena concordanza di interessi tra gli operai, i piccoli contadini e i tipici intellettuali impoveriti della periferia sud-orientale europea, non resse alla prova dell’emigrazione socialista-rivoluzionaria in Liguria. Raccontando di Cavi di Lavagna, un brillante testimone come Kolosov avrebbe avuto modo di esprimere il suo sdegno per non aver ricevuto alcun aiuto contro le minacce della polizia russa da parte di una popolazione contadina ligure che, in definitiva, gli pareva rappresentare un puro esempio di arretratezza e di oscurantismo. Ma anche i membri della famiglia Černov, chinandosi sulla vita popolare italiana dopo gli anni vissuti a Parigi o in Svizzera, finirono per vedervi soprattutto miseria e primitivismo. Sarebbe stata ancora una volta la figlia, a ricordare come la maestra della piccola scuola elementare incaricata di insegnarle l’italiano si fosse a lungo vergognata di invitarla a casa propria, di farla passare tra i rifiuti dei vicoli del suo piccolo villaggio di pescatori privo di fognature.

Dopo Fezzano, la più duratura residenza italiana di Černov fu infine ad Alassio, cittadina scoperta dopo aver passato qualche giorno presso Ekaterina Peškova, da tempo attiva nel PSR, esperienza che lo convinse a acquistare qui una villa già alla fine del 1911. Gli ultimi anni prima della guerra sarebbero stati segnati anche da maggiori contatti con il Partito socialista italiano, testimoniati da qualche visita di Filippo Turati e di Giuseppe Emanuele Modigliani, e dalla sua saltuaria partecipazione alle riunioni della minuscola sezione socialista di Alassio. Tutto ciò non lasciò tuttavia particolari tracce né nella storia del Psi né nella vita del microcosmo russo in Liguria. Alcuni emigrati socialisti-rivoluzionari tornarono a vivere per qualche tempo in Italia dopo le vicende della guerra civile russa, ma dall’inizio degli anni ’20 la vita di Černov seguì altri percorsi.


Pubblicazioni

La Ce-ka: Il terrore bolscevico. Raccolta di testimonianze a cura di Vittorio Cernov. Milano: La Promotrice, 1923.

Fonti archivistiche

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ACS. PS. A1. 1917. B. 8. F. Cernoff (Wistreff).
ACS. PS. A1. 1917. B. 8. F. Cernoff Olga.
ACS. Fondo Morgari. B. 21. F. 30.
ASMAE. Z. B. 48. F. Russia (anarchici).

Bibliografia

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Starowieroff M. Cernow // La Russia Nuova. 16.7.1918. № 5.
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Venturi A. Rivoluzionari russi in Italia 1917–1921. Milano: Feltrinelli, 1979.
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Русское присутствие в Италии в первой половине ХХ века: энциклопедия / ред.-сост. А.д’Амелия, Д. Рицци. Москва: Политическая энциклопедия, 2019.

Antonello Venturi

13 giugno 2020



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