Russi in Italia

Andrea Caffi


Luogo e data di nascita: Pietroburgo, 1 maggio 1887
Luogo e data di morte: Parigi, 27 luglio 1955
Professione: storico, filosofo, politico

Le relazioni italo-russe sono iscritte nella complessa storia famigliare di Caffi, nato in Russia da una famiglia italiana: il padre Giovanni, originario di Belluno, era stato assunto come costumista presso i Teatri imperiali. Iscritto al Liceo internazionale di San Pietroburgo nel 1894, nella seconda metà del 1903 Caffi lascia la capitale russa per frequentare l’Università di Berlino e seguire le lezioni di filosofia e sociologia di Georg Simmel, ma in particolare per studiare la storia bizantina, di cui sarebbe stato sempre un cultore: nella capitale tedesca trova una vivace comunità russa che offriva rifugio agli esuli dissidenti e teneva contatti con i socialdemocratici tedeschi. Allo scoppio della rivoluzione russa del 1905, fa ritorno a San Pietroburgo, dove collabora alla propaganda del sindacato menscevico dei tipografi. È arrestato, a seguito dell’irruzione della polizia zarista in un circolo socialista. La vicenda, denunciata sulla prima pagina dell’«Avanti!», con un articolo del 26 giugno 1906, viene sollevata alla Camera dei deputati italiana, per iniziativa di Anželica Balabanova. Il 2 novembre è nuovamente tratto in arresto durante una perquisizione di polizia presso un salotto letterario della capitale russa: è liberato nel giro di un mese per le pressioni sugli ambienti governativi da parte di alcuni giornalisti, Antonio Albertini, corrispondente da San Pietroburgo del "Corriere della sera" durante i pogrom degli anni 1905-1906, Guido Pardo e Grigorij Kirdecov. In quei mesi stringe una duratura amicizia con Vladimir Vojtinskij, allora bolscevico, studioso di legge ed economia, presidente del Consiglio dei disoccupati della città. Si ritrovano nella prigione zarista del governatorato di Ekaterinoslav, dove Caffi è detenuto fino al 1908.
Una volta esiliato in Europa, Caffi stringe intensi rapporti personali e politici con molti esponenti del l’emigrazione russa, radicata in Francia, Italia, Germania e Svizzera, nel contesto del progetto di una nuova “Giovane Europa”: proprio a Zurigo nell’autunno 1908 ha l’occasione di frequentare il menscevico Pavel Borisovič Aksel’rod (1850-1928) e il bolscevico di sinistra Anatolij Lunačarskij.
Nel settembre 1914, Caffi si arruola volontario nel I Battaglione del I Reggimento della Legione straniera, che va a combattere sul fronte delle Argonne. Nel maggio 1915, dopo aver aderito alla campagna per l’intervento dell’Italia in guerra, è richiamato presso il Secondo Reggimento Granatieri della XIII Divisione. Tuttavia, dopo esser stato ferito nell'autunno 1915, diviene interprete al comando della IV Armata, grazie alla sua conoscenza delle lingue slave. È poi chiamato a collaborare con l’Ufficio speciale di Berna per la stampa e la propaganda tra le nazionalità oppresse dell’Impero austro-ungarico.
Anna Kolpinskaja-Mislavskaja lo mette in contatto con l'intellettuale di ispirazione mazziniana, modernista e meridionalista Umberto Zanotti-Bianco, collegato alla comunità degli esuli russi sull’isola di Capri. Caffi è quindi introdotto nella redazione de «La Voce dei popoli. Mensile delle Nazionalità», che, tra 1918 e 1919, tratta la questione delle nazionalità nei territori imperiali, ed è il vero e proprio animatore degli interessi russi de «La Voce dei Popoli» di Zanotti-Bianco, dove pubblica la complessa ed originale analisi di La rivoluzione russa e i suoi condottieri nell’agosto 1918 e di La Russia bolscevica e l’Europa nel marzo 1919.  Nel giugno 1919 insieme a Zanotti-Bianco scrive un’importante riflessione sull’assetto dell’Europa postbellica (con particolare attenzione per i territori ex-imperiali), prima che i trattati fossero firmati, La pace di Versailles, pubblicata per «La Voce dei Popoli», nell’aprile-maggio 1919. Nel 1919, grazie a Giuseppe Antonio Borgese e Luigi Albertini, Caffi entra nell’orbita del «Corriere della Sera», che era in prima linea nel dibattito pubblico sugli obiettivi dei trattati di pace con l’ex-Impero austro-ungarico; quindi, è inviato a Batum, nel quadro del crescente interesse postbellico per la regione caucasica. Nell’estate del 1919 giunge a Costantinopoli, dove soggiorna per qualche mese, inviando al «Corriere della Sera» corrispondenze relative al genocidio degli armeni, alle trasformazioni dell’Impero ottomano e alla formazione del nuovo Stato turco.
Tra la fine del 1919 e l’inizio del 1920, Caffi decide di attraversare il mar Nero, approdare ad Odessa per proseguire a Char’kov nel marzo 1920, e arrivare infine a Mosca alla metà di maggio, ospite della socialista, all’epoca filo-bolscevica, Balabanova. Qui si attiva tanto sul piano culturale quanto su quello economico per ristabilire le relazioni tra Italia e Russia. Da un lato, partecipa alle attività de «Lo Studio Italiano», fondato, con l’appoggio di Balabanova e  Lunačarskij (allora Commissario del Popolo all’Istruzione), nel 1918 da Odoardo Campa, studioso di letteratura russa; dall’altro, diviene segretario dell’Ufficio scambi con l’estero presso l'Istituto delle Cooperative italiane. Probabilmente a Mosca, tra 1921 e 1922, Caffi diventa amico di Michail Osorgin, scrittore russo «populista» che, dopo aver partecipato alla rivoluzione del 1905 nelle file del Partito social-rivoluzionario, aveva fatto il giornalista in Italia tra il 1906 e il 1916 e aveva collaborato a «Lo Studio Italiano». Caffi è accusato di aver cercato di dissuadere dall’aderire alla Terza Internazionale la delegazione socialista italiana, che nell’estate del 1920 doveva partecipare al II Congresso dell’Internazionale comunista. È liberato grazie ad un intervento della Balabanova; tuttavia, continua ad essere tenuto sotto stretta sorveglianza, i suoi beni sono confiscati, ogni corrispondenza con l’estero proibita. Nel maggio 1922, passa alla Delegazione commerciale, rappresentata da Giovanni Amadori Virgili, facendo da traduttore e compilando un bollettino settimanale della stampa russa. Tuttavia, le tensioni sempre più forti che attraversavano la delegazione italiana a Mosca spinsero Caffi a prendere in seria considerazione la possibilità di continuare il bollettino di informazione sulla Russia da Roma. All’inizio di giugno 1923, Caffi lascia Mosca, intraprendendo un lungo e difficile viaggio, attraverso Riga, Varsavia e Vienna, per giungere nella capitale, alla fine del mese, dove è accolto da Zanotti-Bianco.
in Italia Caffi prende contatti con l’antifascismo liberale e combattentistico di Gaetano Salvemini, Giovanni Amendola, Vincenzo Torraca e Francesco Fancello. Zanotti-Bianco lo introduce in un contesto fiorente di attività giornalistiche e di iniziative scientifiche, volte ad approfondire la conoscenza della cultura russa in Italia, promosse soprattutto da Ettore Lo Gatto. Sin dai primi mesi in Italia è incaricato della traduzione della Storia della Russia di Evgenij Šmurlo, pubblicata nella collana dell’Istituto per l’Europa orientale (1925-1930). Zanotti-Bianco candida Caffi anche alla segreteria dell’Istituto, senza però successo. Sulla rivista «Russia» di Lo Gatto pubblica nel dicembre 1923 un articolo dedicato al romanticismo russo. Nell’autunno del 1923 a Roma incontra Nikolaj Berdjaev e Semen Frank, quando partecipano al ciclo di conferenze sulla Russia, organizzato da Zanotti-Bianco e Lo Gatto; dal 1924 stringe amicizia con il poeta e filologo Vjačeslav Ivanov.
Tra il 1923 e il 1925, Caffi svolge un ruolo decisivo nella costruzione dell’immagine delle rivoluzioni russe e del nuovo regime bolscevico in Italia, pubblicando articoli sul quotidiano del cattolicesimo democratico, «Il Popolo» di Giuseppe Donati (1923), sul periodico dell’antifascismo liberale, «Volontà» (1924), e sul settimanale del fascismo rivoluzionario, «La conquista dello Stato» di Curzio Malaparte (1925).
A Roma, tra il 1924 e il 1925, Caffi frequenta con particolare assiduità il salotto artistico-letterario dell’esule lettone, ma di cultura russa, Ol'ga Resnevič-Signorelli, conosciuta nella capitale italiana già nell’autunno del 1909. Ol'ga Resnevič, moglie di Angelo Signorelli, collaboratrice di «Russia» di Lo Gatto, instancabile traduttrice dei classici dell’Ottocento russo e amica intima di Eleonora Duse, era al centro di una fitta trama di relazioni intellettuali e artistiche. I Signorelli amavano circondarsi degli esponenti più brillanti della cultura figurativa romana dell’epoca, quali Felice Carena, Armando Spadini, Ferruccio Terrazzi e Filippo De Pisis e Giorgio De Chirico, e di quella letteraria come Giuseppe Ungaretti, Emilio Cecchi, Alberto Savinio, Giuseppe Papini e Giuseppe Antonio Borgese. Caffi, oltre agli ambienti antifascisti ex-combattentistici, frequenta anche figure più ambigue, quale la non meglio identificata figura dell’avventuriero russo antibolscevico Marco Cenerino (pseudonimo di Popov), che era fuggito dalla Russia sovietica per combattere volontario nella guerra di Mussolini contro la Grecia, all’epoca dell’incidente di Corfù (1923). Era stato Caffi che, durante il suo servizio presso l’Ambasciata italiana a Mosca, aveva procurato un passaporto per questo combattente spregiudicato, che finì per arruolarsi nell’aeronautica fascista. Fu Cenerino, nel 1923-24, a presentare Caffi al giovanissimo Alberto Moravia, di cui divenne presto amico.
Trasferitosi a Parigi negli anni Trenta Caffi diviene un attivo collaboratore del gruppo antifascista rivoluzionario "Giustizia e Libertà", fondato da Carlo Rosselli: tra il 1932 e il 1935 scrive importanti articoli sul regime sovietico e staliniano, sulle interpretazioni socialiste della Rivoluzione russa e sulla crisi dell’Europa. Ha modo di conoscere lo storico Franco Venturi (futuro autore de Il populismo russo), nonché il filosofo e critico teatrale Nicola Chiaromonte, destinato a diventare uno dei suoi amici più importanti. Continua intanto a tenere le fila di una vasta rete di relazioni con il mondo russo emigrato. Il principale luogo d’incontro dell’emigrazione russa parigina era il salotto di Olga Kolbasina-Černova, dove Caffi ritrova Osorgin, allora collaboratore di «Sovremennye zapiski», e la moglie Tatjana Osorgina, pronipote di un fratello di Bakunin, nonché Marc Slonim, redattore di «Volja Rossii» fino al 1932, poi segretario della società letteraria russa «Kočev’e». Dalla fine degli anni Venti, intanto, aveva ripreso i contatti con Vojtinskij, che collaborò con il sindacato socialdemocratico tedesco (ADGB) a Berlino e poi con l’Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra, prima di emigrare negli Stati Uniti, dove avrebbe partecipato al New Deal. In questa fase le idee federaliste, antistataliste e libertarie di Caffi sono particolarmente consonanti con quelle di Georges Gurvitch, sociologo e filosofo del diritto franco-russo, amico di Osorgin e collaboratore di «Sovremennye zapiski» (non è accertato se si siano frequentati a Parigi).
Al momento della conquista nazista della Francia, Caffi si rifugia a Tolosa, dove è vicino alle reti della Resistenza, per questo arrestato e torturato. Di particolare significato è la sua vicinanza, nell’ultima tormentata fase della sua vita, con lo scrittore francese Albert Camus. Nel 1948 torna a Parigi, dove muore.
Caffi ha lasciato un numero relativamente esiguo di pubblicazioni, ma ha disseminato ovunque le tracce della sua significativa presenza nel panorama della cultura europea del Novecento, intrecciando una vasta rete di corrispondenze con intellettuali italiani, russi, francesi (e non solo), che costituiscono la sua eredità più importante.

Pubblicazioni
La rivoluzione russa e i suoi condottieri, "La Voce dei popoli" 1918, № 8.
La pace di Versailles: note e documenti, Roma, La Voce, 1919.
Tra i contemporanei di Onjeghin, "Russia" 1923, № 3–4, pp. 409–424.
Socialismo libertario, a cura di G. Bianco, Milano, Azione comune, 1964.
Critica della violenza, a cura e con pref. di N. Chiaromonte, Milano, Bompiani, 1966.
Scritti politici, pres. di G. Bianco, Firenze, La Nuova Italia, 1970.
Scritti scelti di un socialista libertario, a cura di Sara Spreafico, pref. di Nicola Del Corno, Milano, Biblion, 2009.
L'unità d'Italia. Pro e contro il Risorgimento, a cura di A. Castelli, Roma, e/o, 2010.
“Politics” e il nuovo socialismo. Per una critica radicale del marxismo, a cura di A. Castelli, Genova-Milano, Marietti, 2012.
M. Bresciani, “Cosa sperare?” Il carteggio tra Andrea Caffi e Nicola Chiaromonte: un dialogo sulla rivoluzione (1932-1955), pref. di Michele Battini, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2012.
Politica e cultura, a cura di M. La Torre, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014.

Fonti archivistiche
Fondazione Giorgio Cini, Venezia. Archivio Olga e Angelo Signorelli.
ANIMI. Archivio Andrea Caffi.
Biblioteca Gino Bianco, Forlì. Fondo Andrea Caffi.
Beinecke Library della Università di Yale (New Haven). Nicola Chiaromonte Papers,

Bibliografia
G.Bianco, Un socialista “irregolare”: Andrea Caffi intellettuale e politico d'avanguardia, intr. di Alberto Moravia, Cosenza, Lerici, 1977.
A. Venturi, Rivoluzionari russi in Italia 1917-1921, Milano, Feltrinelli, 1979.
G. Petracchi, La Russia rivoluzionaria nella politica italiana. Le relazioni italo-sovietiche 1917–1925. Roma; Bari: Laterza, 1982.
S. Merli, I socialisti, la guerra, la nuova Europa. Dalla Spagna alla Resistenza 1936-1942, Milano, Fondazione Anna Kuliscioff, 1993.
G. Bianco, Socialismo e libertà: l’avventura umana di Andrea Caffi. Roma: Jouvence, 2006.
D. Rizzi, “L’amicizia non è una vana parola”: Lettere di Andrea Caffi a Olga Signorelli, Archivio russo-italiano V, Salerno 2009, pp. 347–402.
M. Bresciani, La rivoluzione perduta. Andrea Caffi nell’Europa del Novecento. Bologna: Il Mulino, 2009.
M. Bresciani, Andrea Caffi’s Intellectual Itinerary: A Long-Standing Loyalty to Herzen in the Twentieth Century, "Russica romana" 2009, pp. 57–71.
A. Castelli, Andrea Caffi. Socialismo e critica della violenza, in L’altro Novecento: comunismo eretico e pensiero critico, a cura di P. P. Poggio, Milano, Jaca Book, 2010, pp. 393–408.
M. Bresciani, L’étrange silence de Franco Venturi: Andrea Caffi et l’émigration russe en Italie aux premières années Vingt, in L’Heure des brasiers. Violence et Révolution au XXe siècle, Lausanne, Edition d’En Bas, 2011, pp. 203–219.
Брешани М. Русские тени: портрет Андреа Каффи (1887–1955) // Персонажи в поисках автора. Москва 2011. С. 261–285.
R. Maffei, Un collaboratore occulto di Roberto Suster: Andrea Caffi esperto di Russia, "Nuova Storia Contemporanea" 2013, № 6, pp. 55–69.
A. Accattoli, Le vittime del terrore bolscevico (1918–1923). Un documento inedito di Andrea Caffi, "Nuova Storia Contemporanea" 2014, № 2, pp. 133–151.
M. Bresciani, Socialism, Anti-Fascism and Anti-Totalitarianism: The Intellectual Dialogue (and Discord) between Andrea Caffi and Nicola Chiaromonte, "History of European Ideas" 2014, № 7, pp. 984–1003.

Link

http://www.bibliotecaginobianco.it/?r=21&p=25&t=home

www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/biografie%20antifascisti103.html





https://www.unacitta.it/newsite/articolo.asp?id=101

http://www.bibliotecaginobianco.it/?p=26&t=alberto-moravia

http://www.unacitta.it/it/intervista/1917-

https://www.circolorossellimilano.org/MaterialePDF/profilo_andrea_caffi.pdf



Marco Bresciani
Scheda aggiornata al 4 novembre 2020




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